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Io, croce segnato: le firme degli illetterati

Oggi approfondiamo la dichiarazione spesso presente in calce ad alcune lettere che riportano, al posto della firma autografa, un semplice segno di croce.

È stato l’espediente con cui per secoli sono stati firmati documenti da parte di chi fosse analfabeta.

Anche nel nostro archivio emergono tracce e segni di persone che pur non sapendo leggere e scrivere, avevano comunque la necessità di sottoscrivere testimonianze, firmare atti e lettere.

Non tutta la popolazione degli Antichi Stati Italiani e poi del Regno d’Italia era completamente analfabeta, i primi rudimenti dell’alfabeto e dei numeri erano spesso assicurati da confraternite o dai pochi mesi di scuola frequentati. Sebbene le donne costituissero una larga fetta della popolazione analfabeta, non si tratta sempre di totali analfabete.

Dai fascicoli personali dei gesuiti scopriamo che la maggior parte delle madri, chiamate insieme al marito a dare il consenso perché il proprio figlio entrasse in noviziato e a non richiamarlo indietro, firmasse con il proprio nome. Sono le donne provenienti da contesti sociali meno agiati e che offrono alla Compagnia un futuro fratello, poiché il figlio non aveva potuto accedere a studi superiori ma spesso era artigiano e contadino; la loro firma testimonia che abbiano avuto una minima istruzione.

Inoltre firmano quasi sempre con il nome da nubile, a volte seguito da quello da sposata.

Talvolta le grafie sono incerte o caratterizzate da un modulo molto grande che segnala un’istruzione arrestatasi ai primi anni, questo fa sì che la scrittura abbia ancora tratti infantili, anche se appartenente a persone mature o anziane, un po’ come capitava ai tanti italiani che seguivano le famose lezioni nel programma “Non è mai troppo tardi” del Maestro Manzi.

Anche se la maggior parte dei genitori dei gesuiti, anche dei gesuiti fratelli, sapeva scrivere, ci sono alcune testimonianze di analfabeti.

Come nella foto a corredo di questo approfondimento dove vediamo due documenti sottoscritti da un gesuita, fratello Pietro Ugolini “illetterato”. Entrambi i documenti presentano la croce apposta dal gesuita, con la relativa didascalia “Il fratello Pietro Ugolini non sapendo scrivere ha fatto la presente [+]” e “Cro [+] ce di Pietro Ugolini Illetterato”. Uno dei due documenti è la rinuncia ai beni, con la quale il gesuita rinunciava a ogni bene materiale che cedeva al padre. Visto il valore legale del documento sono presenti anche dei testimoni che sottoscrivono l’atto specificando che la croce sia stata apposta da Ugolini e che sia analfabeta.

Chi redige dunque le lettere che le persone analfabete sottoscrivono con un segno di croce?

Spesso si tratta di scrivani, persone che sapessero leggere e scrivere e che dietro compenso compilavano documenti, facendo della propria istruzione un lavoro.

Per alcuni documenti si ricorreva a scrivani professionisti, figure più vicine al burocrate, soprattutto per la redazione di suppliche o richieste ad autorità che prevedevano specifici formulari, per documenti che potessero avere valore di fede ci si rivolgeva ad un notaio.

Nonostante non potesse scrivere, questo gesuita ha comunque lasciato traccia di sé e così come per molte donne e uomini analfabeti gli archivi sono custodi di vite e vicende che li riguardano, scritte da altri ma accompagnati da un semplice segno di croce.

Maria Macchi