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Organizzare una processione

Organizzare una processione, ieri come oggi, non è una questione semplice né priva di burocrazia.

Poteva esser ancor più difficile prima del 1929, quando il rapporto tra lo Stato Italiano e la Chiesa cattolica era ancora conflittuale.

Tutti prima o poi nel corso della propria vita hanno visto una processione, in qualche piccolo paese, nel proprio quartiere, per una festività liturgica particolare.

Qualcuno ne avrà osservato il lento e cadenzato incedere, i colori variopinti di fazzoletti e divise di chi vi partecipata, qualcun altro avrà atteso la riapertura della strada, impaziente di riprendere il proprio cammino.

Non sempre però si conosce l’iter burocratico necessario per organizzare una processione.

Ci aiuta a farlo un episodio avvenuto ormai un secolo fa, nel 1920, particolarmente significativo perché racconta quali fossero i rapporti tra Stato e Chiesa prima dei Patti Lateranensi.

Il racconto è riportato dallo stesso protagonista, p. Venturini, in una relazione dattiloscritta.

Il documento è conservato nel Fondo dell’Apostolato della Preghiera, recentemente riordinato e versato al nostro archivio storico.

Accompagniamo p. Venturini, direttore nazionale dell’AdP, fino in questura.

P. Venturini in questura

Il gesuita, in quel lontano giugno del 1920, desiderava organizzare una processione per gli uomini devoti al S. Cuore e aderenti all’Apostolato della Preghiera, per questo doveva ottenere i permessi necessari. Per motivi di ordine pubblico e sicurezza infatti, ieri come oggi, è indispensabile richiedere l’autorizzazione della questura, specificando il giorno e la finalità dell’evento, il numero approssimativo dei partecipanti ed il percorso prescelto.

Questo fece anche il gesuita, parlandone con un funzionario e ricevendo un rifiuto immediato, il primo di una lunga serie.

P. Venturini non si dette per vinto e fece notare al questore che proprio recentemente fosse stata autorizzata la processione dei massoni, con sede proprio in piazza del Gesù, e che si fosse snodata per un percorso ben più lungo di quello proposto dal gesuita.

Aggiunse che le strade per la processione religiosa erano vie poco frequentate e non attraversate dal tram. Questo ci racconta molto della Roma dell’epoca: il traffico che oggi caratterizza la zona di Piazza Venezia non c’era nel 1920, poiché l’assetto urbanistico era molto diverso, non esisteva ancora via dei Fori Imperiali, il Vittoriano non era stato ancora ultimato e non aveva l’aspetto che ha oggi, così come la piazza. Esistevano ancora due chiese limitrofe, abbattute poi nel corso degli anni successivi.

Il Questore a questo punto osserva che una processione del genere potrebbe essere obiettivo di qualche malintenzionato, anche se attentati anarchici non si registravano più in quel periodo, il gesuita fa notare che si tratta di una manifestazione di 200 uomini, questo ci fa capire che le donne sono escluse da questa forma devozionale.

Non si deve però pensare che le donne non prendessero parte alle attività dell’Apostolato della Preghiera, dove invece ricoprivano ruoli significativi. Approfondiremo questo aspetto in una delle prossime puntate della rubrica.

La risposta del gesuita sul genere dei partecipanti prosegue, assicurando il questore che 200 uomini sarebbero stati in grado di difendersi da eventuali malintenzionati.

L’ultimo “no” del questore

L’ultima motivazione del questore riguarda la vicinanza al Campidoglio e quindi alle autorità che andavano e venivano dal Municipio di Roma e che potevano essere intralciate dal serpentone della processione.

Il gesuita fa osservare che la processione è prevista per una domenica, quando solitamente ci sono poche carrozze che transitano per la strada verso il Municipio, dove non si recano personalità in un giorno festivo.

Alla fine il questore oppone un fermo “no” facendo riferimento ad accordi già presi con il Vicariato di Roma. P. Venturini si arrende, la processione non si terrà.

Nella relazione però, il gesuita riferisce di aver fatto una verifica ulteriore presso il Vicariato: non c’era alcun accordo in tal senso con la questura.

Nonostante le insistenze di p. Venturi la processione non fu mai autorizzata, il risultato di un rapporto tra papato e Stato Italiano ancora non facile.

Dopo i Patti Lateranensi la frattura tra Stato e Chiesa si ricompose gradualmente.

Il documento che abbiamo utilizzato oggi per raccontare questo episodio è sicuramente utile per indagare queste dinamiche tra Stato e Chiesa prima del 1929, ma ci aiuta a ricavare molti dati sull’aspetto urbanistico e la società di Roma in quel momento: l’uso delle carrozze più diffuso dell’automobile, la processione di soli uomini, il riferimento alla massoneria.

La fotografia che accompagna l’approfondimento di oggi è stata scattata diversi anni dopo l’episodio raccontato: si tratta di una processione per la Festa Eucaristica svoltasi in Liguria, a Ventimiglia il 22 aprile 1923, conservata sempre nel fondo dell’Apostolato della Preghiera.

Maria Macchi