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I gesuiti e la carta riciclata

Incarto del burro risalente alla metà del 1900, riciclato dai gesuiti per scrivere a macchina

La cura del creato è attualmente una delle tematiche più importanti dell’attività apostolica dei gesuiti, ma l’attenzione ai beni e ai consumi ha caratterizzato da sempre la vita dei religiosi. Oggi raccontiamo due esempi di riciclo e riuso della carta, uno risalente a circa ottant’anni fa, un altro addirittura al Seicento.

Tempi difficili quelli del secondo dopoguerra: il costo della carta e la difficoltà nel reperire risme di qualità, devono aver aguzzato l’ingegno di uno dei Provinciali dell’epoca.

Siamo nel 1946, a Torino, ed il Provinciale ha da poco svolto la sua visita canonica annuale nella residenza di Cagliari. Come ogni anno si siede per scriverne una succinta relazione al Generale, inoltre deve tenerne una copia per sé, da cui ricavare informazioni per scrivere al superiore di Cagliari. Al confratello sarà destinato il memoriale della visita per eventuali suggerimenti o moniti a beneficio di tutta la comunità.

Una lettera da scrivere, poca carta a disposizione

Forse ha già usato un foglio di carta “buono” per la lettera del Padre Generale, non sappiamo se intanto la sua scorta fosse finita o se abbia preferito fare economia della carta migliore e l’occhio gli sia caduto su un foglio, ma il Provinciale scrive la sua relazione sulla carta con cui era incartato un panetto di burro.

Il documento non presenta macchie o aloni ma la carta è più spessa delle altre, al tatto sembra quasi cerata, probabilmente è stata tagliata da un foglio più grande ed è uno degli estremi che forse venivano ripiegati e non direttamente a contatto con la materia prima.

Scopriamo la sua provenienza girando il documento, da un lato memoriale della visita, dall’altro pubblicità della ditta.

La foto che accompagna l’approfondimento di oggi ci mostra proprio l’immagine a inchiostro rosso di una mucca che si staglia su uno sfondo boscoso fa ancora bella mostra di sé sul foglio, nonostante siano passati ben 77 anni da quando è stata prodotta.

La scritta sottostante recita:

Latteria G. Elia Piazza, Piazza Umberto 1, Chieri 
“Burro centrifugato garantito di pura panna Grammi 500”.

Non possiamo escludere che il ritaglio fosse frutto di una prassi, viste le difficoltà dovute al secondo dopoguerra.

Anche i santi riciclano

Forse il Provinciale non lo sapeva, ma un suo confratello vissuto secoli prima e nel frattempo divenuto anche santo, aveva anche lui l’abitudine del riciclo.

La carta tra Seicento e Settecento era sicuramente più costosa di oggi, appannaggio di pochi. Spesso per le missive si compilavano poche righe e la maggior parte del foglio restava inutilizzato.

Un vero spreco, deve aver pensato questo gesuita che iniziò a tagliar via dalle missive che riceveva tutte le parti bianche, le usava per le sue lettere ed i suoi appunti, se aveva bisogno di più spazio univa due pezzi “riciclati” per farne un foglio più grande.

Quando aveva finito di tagliare le parti bianche, arrivava anche a riutilizzare la lettera girandola e scrivendoci sopra appunti spirituali, omelie e testi delle sue predicazioni. Deve essersi fatto meno scrupoli di quelli che avrà avuto il Provinciale della Torinese a metà Novecento.

È grazie a questa sua abitudine se noi oggi, oltre a poter studiare i suoi scritti, possiamo conoscere il nome di alcuni dei suoi corrispondenti e ricostruire brandelli delle comunicazioni che riceveva.

Quel gesuita era San Francesco de Geronimo.

Maria Macchi