Ricostruire la storia di una residenza

Molti ricercatori ci contattano per avere informazioni sulla presenza dei gesuiti in determinate città o su specifiche residenze e collegi. A volte si tratta di case ancora in vita, con una lunga storia alle spalle, a volte invece di piccole realtà, esistite per pochi anni, di cui si è persa memoria.
Come si ricostruisce la storia di una residenza? Quali strumenti hanno a disposizione i ricercatori e quali sono le fonti più utili per ricerche del genere? Dopo aver dedicato una puntata alla ricostruzione della biografia di un gesuita, oggi vediamo come fare la stessa cosa per residenze, collegi, case di esercizi e noviziati.
Antica Compagnia e ARSI
I fondi prodotti dalle residenze prima del 1773, in Italia ma anche nella maggior parte d’Europa, non si trovano purtroppo negli archivi storici delle province gesuitiche. Dopo la soppressione infatti gli Antichi Stati Italiani ed Europei hanno incamerato i beni della Compagnia: residenze, terreni e collegi e con essi anche il patrimonio archivistico e librario.
Oltre a ricercare questi fondi negli Archivi di Stato, i ricercatori possono rivolgersi all’ARSI. Qui si conservano infatti le historiae domus di residenze e collegi, fin dalla loro fondazione, poiché ogni comunità ne inviava una copia al Generale. In ARSI ci sono anche altre fonti, come i cataloghi storici dell’Antica Compagnia, che a differenza di quelli della Nuova non sono disponibili online, ma anche il Fondo Collegia. Il nome del fondo però non ci deve far pensare che in ARSI vi siano le carte prodotte da tutti i collegi della Compagnia: non basterebbe l’intero complesso della Curia Generalizia a contenerli. Nel fondo si conservano invece diversi tipi di documenti che le residenze, nel corso del tempo, hanno inviato al Generale: lettere, atti notarili, a volte piante e planimetrie. Sicuramente è utile partire da qui per una prima ricerca e passare poi alla corrispondenza del p. Generale con il superiore pro tempore della residenza oggetto di studio.
Prima di contattare qualsiasi archivio, ogni ricercatore dovrebbe sempre verificare la bibliografia gesuitica e la rivista Archivum per trovare saggi e studi già prodotti sull’argomento. La storia di molti collegi, infatti, è già stata ricostruita da studiosi, storici locali, spesso utilizzando la documentazione conservata negli archivi. Rivolgendosi direttamente all’archivio si rischia di trovare materiale già conosciuto dalla comunità accademica e spesso addirittura edito, inoltre è bene evitare di movimentare inutilmente la documentazione.
Sulle tracce delle antiche residenze
Nella storia della Compagnia di Gesù sono state aperte, chiuse, ristabilite migliaia di residenze. Mapparle, per quanto sia un’idea che spesso sfiora gli archivisti e gli storici, è un’ardua impresa.
Non esiste dunque una schedatura di tutte le residenze ma ci sono diversi strumenti per poter ricostruire la storia di ciascuna di esse. Residenze, collegi, case di esercizi, noviziati, scolasticati dipendevano sempre da una Provincia, quindi per prima cosa è indispensabile capire la città dove si trovava il collegio, quindi la Provincia di appartenenza. Uno strumento utile in questa prima fase è l’Atlas.
Si tratta di un vero e proprio atlante geografico che elenca, per aree geografiche corrispondenti alle province gesuitiche, le diverse residenze e collegi. Ci consente di capire subito da quale Provincia dipendesse una determinata città.
Ricordiamo infatti che la Compagnia di Gesù, come altri ordini religiosi, divide idealmente il mondo in Province. Esse corrispondevano spesso ai confini degli Antichi Stati Italiani ed Europei. Le province sono state, nel corso del tempo, unificate, molto più tardi rispetto alla nascita degli Stati Europei moderni. L’Italia è un esempio emblematico: nasce come nazione il 17 marzo del 1861, ne fa parte Roma a partire dal 20 settembre 1870 con la caduta dello Stato Pontifico. La Provincia d’Italia della Compagnia però è il risultato dalla fusione delle cinque storiche province su suolo italiano (Veneto – Milanese, Torinese, Romana, Napoletana, Sicula) solo nel 1978. Anche la Provincia Francese, in passato, era divisa in diverse province tra cui quella di Champagne e la Tolosana.
Nuova Compagnia
Se siamo interessati invece ad una residenza attiva dal 1814 in poi o che comunque è stata restituita alla Compagnia nella Nuova Compagnia, allora abbiamo diversi strumenti e fonti a disposizione.
Resta sempre indispensabile consultare le carte in ARSI: la corrispondenza del Generale, il Fondo Collegia, le historiae domus ci forniscono informazioni anche per la Nuova Compagnia.
Una volta individuata, anche in questo caso, la provincia di appartenenza possiamo partire dai cataloghi storici della Provincia. Se abbiamo un periodo di riferimento possiamo prendere i cataloghi di quegli anni e iniziare ad annotare: tutti i superiori che si sono avvicendati, i nomi dei gesuiti che qui hanno vissuto e lavorato, le opere e le attività seguite dalla comunità. Grazie ai cataloghi infatti possiamo scoprire che in quella città era attivo l’Apostolato della Preghiera, che i ragazzi del collegio fossero iscritti alla Congregazione Mariana o al Ristretto dei Dodici Apostoli, oppure che i gesuiti assistessero spiritualmente i tramvieri, i contadini o gli operai. Se invece non sappiamo quando la residenza è stata aperta, bisogna verificare ad uno ad uno i cataloghi o andando a campione.
Fonti: historiae domus e litterae annuae
Una volta che il ricercatore ha individuato, grazie ai cataloghi storici, la Provincia di appartenenza della residenza e gli anni in cui era attiva può contattare l’archivio.
Quali sono le fonti più utili per la sua ricerca? Sicuramente la prima è l’historia domus, insieme alle litterae annuae. Si tratta di relazioni, le prime triennali le seconde annuali che ogni residenza doveva inviare sia al Provinciale che al Generale. Per questo motivo oggi ne esiste una copia in ogni archivio storico provinciale della Compagnia e una in ARSI. Nel caso di lacune nell’archivio di Provincia è possibile verificare se la copia del Generale sia in ARSI.
Si tratta di due documenti che consentono al ricercatore di coprire, in poco tempo, cinquanta o cento anni di storia. Le historiae domus sono infatti composte quasi sempre da due o tre pagine, quindi in un fascicolo è contenuta la storia di una casa. Non troviamo però informazioni dettagliate, sono una relazione riepilogativa di cosa è capitato durante l’anno, degli apostolati dei padri, l’elenco dei defunti, eventi straordinari, talvolta si può trovare la segnalazione di lavori edili nelle chiese o di restauro e ristrutturazione di una residenza.
Talvolta si trovano memorie sulla riapertura delle residenze dopo il periodo della soppressione. Infatti i gesuiti che tornarono ad abitare città e paesi sentirono l’esigenza di colmare quella lacuna, raccontando della propria presenza in passato e, dettagliatamente, del proprio ritorno.
Fonti: i diari di casa
Se l’historia domus e le litterae annuiae permettono di avere una panoramica sulla storia della comunità, è il diario di casa la fonte che ci permette di osservarne la quotidianità in modo dettagliato.
Il diario di casa, paragonabile alla cronaca medievale che gli ordini religiosi erano soliti tenere all’epoca, riporta giorno quanto avveniva nella residenza. Vi si trovano informazioni di svariato tipo: menù, condizioni mediche, apostolato di padri e fratelli, l’avvento della tecnologia.
Spesso si conservano anche diari della chiesa, legata alla residenza o al collegio, diari di congregazioni che lì avevano sede, in un solo caso abbiamo trovato il diario di un’infermeria.
Fonti: carte del fondo
Nel fondo vi sono anche altre tipologie documentarie utili per la ricerca.
Può capitare che tra le carte riguardanti una residenza si trovino anche inventari di beni, spesso stilati in occasione di una vendita o dell’abbandono di una residenza. Questi inventari sono molto preziosi perché fotografano gli ambienti: chi scrive elenca, stanza per stanza, tutti gli oggetti e le suppellettili esistenti, spesso indicando anche le quantità.
Altre fonti utili sono le mappe o le piante ed i progetti delle residenze. Spesso nei fondi di provincia esiste un fondo fotografico che raccoglie le fotografie scattate sia agli immobili che ai gesuiti. Si trovano interi album dedicati a residenze e collegi di cui i gesuiti hanno fotografato interni ed ambienti esterni, oltre al mobilio. Anche in questo caso talvolta si tratta di foto scattate poco prima della chiusura della casa, per serbarne il ricordo oppure di immagini che si intendeva usare per pubblicizzare il collegio. Le fotografie sono una fonte preziosa, soprattutto nel caso di immobili oggi non più esistenti o fatiscenti. Possiamo però contare su questa fonte solo per le residenze aperte o attive dopo la diffusione della fotografia.
Abbiamo fin qui visto quali siano le fonti disponibili negli archivi di provincia della Compagnia e in ARSI. Ci sono però anche altri archivi da tenere in considerazione per una ricerca sulle residenze ed i collegi.
Archivi di Stato o Archivi Nazionali
Come abbiamo visto per la storia delle residenze gesuitiche, soprattutto se attive nel periodo dell’Antica Compagnia non può prescindere dagli Archivi di Stato. Non solo perché in molti di questi vi sono i fondi prodotti dalle antiche ex residenze gesuitiche, nel cosiddetto fondo gesuitico o all’interno delle carte delle congregazioni maschili soppresse, ma perché i fondi degli Antichi Stati Italiani contengono documenti anche sulla presenza dei gesuiti in determinati territori. Solo a titolo di esempio possiamo citare il fondo della Congregazione del Buon Governo, conservato nell’archivio di Stato di Roma. Una delle serie di questo fondo conserva le buste di documenti divisi per città dello Stato Pontificio. Si trovano spesso informazioni sugli ordini religiosi attivi in città. Consigliamo sempre ai nostri ricercatori di verificare se vi siano carte sui gesuiti o su un collegio o una delle residenze presenti in una delle città dello Stato. Inoltre negli Archivi di Stato si trova anche documentazione sulle residenze dopo gli anni della soppressione. Anche i bandi e gli editti dei diversi stati, che spesso si trovano negli Archivi di Stato, sono una fonte da tenere in considerazione.
Nell’archivio centrale dello Stato, che si trova a Roma, nel quartiere EUR, ci sono altri fondi utili per questa ricerca relativi alla gestione del patrimonio degli ordini religiosi.
Un altro archivio dello Stato, indispensabile per queste ricerche, è l’archivio storico del FEC, presso il ministero dell’Interno. Qui si conservano le pratiche della liquidazione dell’asse ecclesiastico, vi sono centinaia di fascicoli che raccontano il passaggio della proprietà di chiese e conventi dalla Chiesa allo Stato.
Archivio Apostolico Vaticano
Anche l’Archivio Apostolico Vaticano è una tappa obbligata per molti ricercatori, soprattutto per chi svolge ricerche accademiche. Se siamo interessati alla permanenza dei gesuiti in una determinata città o alla storia di una casa è indispensabile leggere le visitae ad limina. Ogni tre anni i vescovi compivano una visita in tutto il territorio della diocesi (visita ad limina vuol dire visita al territorio, fino ai confini). Al termine scrivevano una relazione destinata al Pontefice. Quel documento oggi si trova nell’Archivio Apostolico Vaticano, nei fondi delle Congregazioni Romane. Una copia della relazione restava però nell’archivio storico diocesano.
Sempre in Archivio Apostolico Vaticano, a seconda del periodo storico a cui siamo interessati, possiamo verificare documenti e relazioni presenti negli archivi delle rappresentanze pontificie. Sono particolarmente utili soprattutto per chi studia le missioni, visto che il Nunzio Pontificio era un punto di riferimento per tutti i missionari in terra straniera. Ovviamente non possiamo non menzionare almeno il fondo della Segreteria di Stato. Sono poi numerosi i fondi che potenzialmente possono contenere informazioni sui gesuiti, è sempre necessario rivolgersi ai colleghi per avere informazioni utili.
Archivi storici diocesani
Come abbiamo visto una copia della relazione sulla visita periodica del vescovo restava nell’archivio storico diocesano. Quindi per chi non potesse recarsi in Archivio Apostolico Vaticano è comunque possibile leggere le relazioni delle visite del vescovo. Nell’archivio storico diocesano potremmo trovare informazioni utili anche nella corrispondenza del Vescovo. Inoltre anche alcuni archivi storici diocesani conservano parti di fondi ex gesuitici.
Archivi storici comunali
Poiché l’incameramento dei beni degli ordini religiosi, durante il processo di unificazione nazionale è passato anche per le amministrazioni comunali, è necessario svolgere una ricerca anche negli archivi storici comunali. Spesso infatti nei fondi si conservano i verbali della consegna di collegio e residenze. Anche le delibere comunali sono molto utili soprattutto per conoscere quale sia stato il destino degli immobili che in molti casi hanno poi avuto altre funzioni: sono diventate caserme di Carabinieri, ospedali, scuole, sedi degli stessi comuni.
Biblioteche
Anche se potremmo pensare che i documenti siano conservati negli archivi ed i libri nelle biblioteche, non è sempre così netta questa distinzione. Le biblioteche possono conservare fondi archivistici, a volte perché si tratta di una donazione di carte arrivate insieme alla collezione libraria del donatore, a volte per motivi storico – istituzionali. È questo il caso della Biblioteca Nazionale di Roma e del Fondo del Collegio Romano. Invano infatti decine di ricercatori si rivolgono annualmente all’ARSI, al nostro archivio e a quello della Gregoriana alla ricerca del fondo archivistico del Collegio Romano. In questi istituti si conservano le historiae domus del collegio, la corrispondenza spedita dai rettori al Generale o al Provinciale ma non il fondo prodotto dall’istituzione. Per capire perché si trovi oggi nella Biblioteca Nazionale di Roma dobbiamo tornare indietro nel tempo. Dopo la caduta dello Stato Pontificio, il 20 settembre 1870, l’immobile che ospitava il Collegio Romano è diventato di proprietà dello Stato italiano ed i gesuiti lo hanno lasciato. Anche ciò che si trovava all’interno è diventato proprietà d’Italia. Il palazzo divenne sede, per metà, del primo liceo pubblico di Roma, capitale del nuovo stato, e per l’altra metà della Biblioteca Nazionale, per la sede di Roma. Ricordiamo infatti che ne esistono altre in grandi città italiane come Firenze e Napoli. Il primo nucleo librario della biblioteca fu proprio il patrimonio librario ex gesuitico del Collegio Romano, rimasto nell’immobile. Negli anni Settanta fu costruita la nuova sede a Castro Pretorio e la biblioteca fu trasferita. Al suo posto oggi ci sono uffici del Ministero della Cultura. Per questo motivo il fondo archivistico del Collegio Romano è oggi a Castro Pretorio.
Sappiamo che altre biblioteche non solo statali ma anche civiche custodiscono fondi gesuitici, quindi è sempre bene studiare la storia degli immobili e dei fondi documentari di residenze e collegi della Compagnia per capire la loro successiva destinazione.
Archivi privati
È possibile che in archivi di famiglie o di enti privati vi sia traccia di rapporti con la Compagnia di Gesù.
Le memorie degli anni passati in collegio potrebbero conservarsi negli archivi delle famiglie dei convittori, come nel caso di Monaldo Leopardi e dei suoi parenti che hanno studiato nei nostri collegi. Entriamo in un campo più difficile della ricerca perché purtroppo solo alcune famiglie hanno un proprio archivio privato, riordinato e disponibile per la consultazione. La maggior parte delle carte di famiglia sono spesso andate perdute.
Sono dunque molteplici gli archivi da interrogare per ricostruire la storia di residenze e collegi e come abbiamo visto si parte da quelli della Compagnia per arrivare agli archivi della Santa Sede, quelli diocesani e quelli nazionali.
Maria Macchi











