Malanni, acciacchi e decessi: il diario dell’infermeria
Anche i gesuiti, come tutti noi, sono soggetti a malattie e problemi fisici, un aspetto che più difficilmente di altri si rintraccia nella documentazione archivistica.
Per i gesuiti defunti, infatti, si procede solitamente allo scarto di referti clinici, ricette mediche, esiti di esami diagnostici poiché non sono considerati utili né necessari alla conservazione permanente. Alcuni riferimenti alla salute dei padri si possono trovare nei certificati medici allegati alla documentazione per l’ingresso in noviziato, la buona salute fisica e psicologica sono infatti sempre attestate da un medico.
Nei diari di casa si possono trovare informazioni su malattie improvvise di qualche superiore o rettore, soprattutto se queste si sono presentate dopo un episodio particolare (svenimento, crisi, cadute). Il necrologio di ogni gesuita riporta le cause della morte, se non si è trattato di decesso per ragioni naturali o legate alla vecchiaia, ma si tratta spesso di brevi riferimenti, come brevi sono le indicazioni mediche circa le ragioni di uscita dei gesuiti dalla Compagnia di Gesù.
Non ci sono dunque fonti specifiche dedicate alla salute dei padri, almeno fino al riordinamento del fondo della Provincia Veneto – Milanese quando è stato rinvenuto il diario dell’infermeria del filosofato di Gallarate. Ogni residenza aveva un’infermeria più o meno grande e attrezzata, erano i collegi e le comunità con più gesuiti ad avere zone espressamente dedicate alla degenza, sia per brevi malattie sia per lunghe convalescenze, in alcuni casi era previsto anche l’isolamento dei pazienti infettivi.
Non tutte le infermerie avevano un proprio diario, molto spesso eventuali decessi o avvenimenti clinici rilevanti confluivano nella narrazione riportata sul diario di casa. Questo diario, redatto negli stessi locali dell’infermeria, riporta con dovizia di particolari il ricovero dei padri malati, la diagnosi e l’evoluzione clinica delle malattie riscontrate, purtroppo non sono stati rinvenuti diari precedenti o successivi.
Leggiamo alcuni esempi per renderci conto di quali dati possa offrire la fonte.
Molti ricoveri sono causati da malanni di stagione: influenza o mal di gola, o da piccoli disturbi come la gastrite, oppure da incidenti: caviglie slogate, cadute che causano la rottura di ossa più fragili nei padri anziani. Ci sono anche casi più gravi, come il fratel Shits, che nel febbraio del 1939 ha continui “sbocchi di sangue” e gli viene diagnosticata la tisi, viene curato con “calcio cloruro per bocca e coaguleno per iniezioni, borsa di ghiaccio sul petto, immobilità assoluta. Dieta fredda”. Nei giorni successivi gli vengono fatte iniezioni di altri farmaci, 4 al giorno e 2 di stripticina. Il fratello sarebbe deceduto il 2 marzo, a 24 anni, con una diagnosi di tisi miliarica.
Il mal di schiena del fratel Luigi Bertuletti fu curato con il cerotto “Bertelli e alcune polverine di Arcanol dopo i pasti”. Tra i rimedi più frequenti si annoverano: frizioni di pomata antibatterica iodo – guaiacolata, polverine a base di belladonna, acqua vegeto – minerale.
Per molte cure si seguivano metodi tradizionali, come nel caso del fratel Consonni, a cui furono applicate due sanguisughe sotto al mastoide oltre ad essergli amministrata l’estrema unzione, sarebbe purtroppo deceduto una settimana più tardi.
I padri e fratelli ricoverati qui erano assistiti da un medico che veniva più volte a visitarli, invece per esami e visite specialistiche ci si rivolgeva al vicino ospedale o ad esperti, come nel caso dell’oculista che dovette prescrivere occhiali e cure per tre scolastici.
L’estrema unzione, proprio a causa dell’impossibilità di prevedere il decorso di alcune malattie, veniva impartita spesso. Il diario segnala che, per alcuni gesuiti, furono necessarie operazioni chirurgiche soprattutto riguardanti l’appendice o fratture complesse.
Curiosi i casi del fratel Salvatore, che accusa “dolori forti al dito pollice della mano sinistra, in seguito ad una morsicatura di mucca” e del fr. Villa “in seguito a una iniezione fatta un po’ superficiale ha una notevole arrossamento alla natica sinistra, ora si trattiene a letto con impacchi caldi antisettici”.
Altri malanni ricorrenti sono: periostite, colite, coliche. Le cure consistono a volte in iniezioni ricostituenti, altre in olio di merluzzo o olio di ricino, talvolta si prescrivono gocce amare per stimolare l’appetito. Ricorrono anche nomi di molti medicinali: aspirina, il Cloralio (un calmante), la Fibrolizina, fiale di vitamina Zef, nucleatina, bromuro di potassio, bromuro di sodio, sciroppo Effedril.
Il diario potrebbe rivelarsi una fonte molto interessante per chi studia storia della medicina, ma anche per chi volesse verificare gli effetti del morso di mucca!
Maria Macchi