Mestieri e professioni nelle carte d’archivio
In occasione della Festa dei lavoratori, oggi la rubrica dedica un approfondimento alla storia del lavoro, attraverso le fonti a disposizione nel nostro Archivio Storico.
Le fonti per la storia del lavoro
Una delle ricerche più affascinanti per gli storici è proprio quella relativa a categorie professionali e mestieri.
Esistono fonti specifiche e molto utili come i fondi delle confraternite che spesso comprendevano una stessa categoria di professionisti che si dotavano di statuto e mezzi per il mutuo soccorso, assistenza materiale e spirituale.
Non sempre però questi fondi si sono conservati nella loro interezza, si possono studiare gli stati delle anime, che restituiscono la composizione sociale e anagrafica della città. Che fonti offre il nostro Archivio su questo tema?
Già in passato nella nostra rubrica ha dedicato un approfondimento al lavoro femminile.
La Congregazione Mariana della Purificazione
Oggi il nostro Archivio torna sul tema per presentare una nuova fonte, oltre a quelle già a disposizione dei ricercatori.
È al momento in corso di riordino il fondo della Congregazione Mariana della Purificazione e degli artisti, istituita nella Chiesa del Gesù di Roma, si tratta di un piccolo fondo, circa un metro lineare.
Al suo interno si conserva un registro di iscrizione dei congregati, dal 1853 fino al 1968, mentre il registro delle presenze inizia solo nel 1914 ma prosegue fino al 1981. Entrambi i registri sono consultabili solo fino all’ottobre 1958, nel rispetto del nostro regolamento.
Le fonti ci restituiscono alcuni dati sulle numerose persone che hanno frequentato la Congregazione Mariana della Purificazione.
Che lavoro facevano gli iscritti?
L’elenco delle professioni
Francesco Chiarolanza, ad esempio, si iscrisse il 2 febbraio 1882, era un “musicante”, ma tra le pagine si possono trovare i più svariati mestieri. Non solo legati al mondo delle arti ma anche a mestieri più tradizionali.
Ci sono: sarti, commessi di negozi, studenti, tipografi, pittori, incisori, ebanisti, falegnami, argentieri, orologiai, muratori, stagnari, ottonari, scalpellini, librai, tappezzieri, marmisti, esperti di legatoria, organisti.
Per ciascuno è riportata la data di iscrizione, nome cognome, professione, luogo d’origine e indirizzo di residenza, oltre al nome del gesuita che ne ha autorizzato l’ammissione.
Gli indirizzi rivelano che tutti i professionisti, al momento dell’iscrizione, vivevano a Roma, molti in zone centrali e a pochi passi dalla sede della congregazione: Campo dei Fiori, via di S. Ignazio, via dei Chiavari, via dell’Ara Coeli.
È però la provenienza a differenziarli: molti sono napoletani, fiorentini, bolognesi, orvietani, a riprova della fortissima attrattiva esercitata dalla Città di Roma, capitale dello Stato Pontificio negli anni più antichi censiti dai registri della congregazione, poi del Regno d’Italia e della Repubblica.
Questo piccolo fondo è dunque un’ulteriore fonte per la storia del lavoro a Roma e consente di ricostruire la vita dei tanti professionisti che l’hanno abitata, di cui si occupa solitamente chi è esperto di microstoria, ma anche per gli storici che ricostruiscono la biografia di specifici professionisti.
Maria Macchi