Il Ristretto dei XII apostoli

Nel corso delle numerose puntate della rubrica abbiamo raccontato la storia di diverse opere nate dallo zelo di singoli gesuiti e poi diventate opere della Compagnia, molte con finalità educative e spirituali: l’opera Massaruti, il ricreatorio S. Giuseppe, la congregazione delle carceri di Termini, quella dei campagnoli. Oggi riscopriamo insieme la storia del Ristretto dei XII apostoli.
La nascita e le finalità
La nascita del ristretto risale al 1703 quando venne istituito nel Collegio Romano da p. Pompeo De Benedictis. I documenti conservati nel nostro archivio però raccontano solo gli ultimi decenni di vita di questa istituzione. Non conserviamo infatti, per ragioni storico – archivistiche, le carte prodotte prima del 1814.
Al ristretto erano iscritti molti degli alunni del Massimo e ne ha fatto parte, prima in veste di studente e poi in quella di gesuita e direttore spirituale, anche p. Giuseppe Massaruti. Ci si iscriveva al ristretto per portare avanti opere di carità, pregare e trascorrere un po’ di tempo insieme ai propri compagni di scuola. Chi era iscritto si recava ogni venerdì in una cappella della chiesa di S. Ignazio, mezz’ora dopo la fine della scuola, per un’ora. Ogni primo venerdì del mese si prendeva la “Comunione riparatrice” proprio al Massimo, era poi previsto un ritiro mensile, il giovedì, di un’ora e mezza. Come ogni congregazione erano prescritte delle opere di carità da portare avanti: la visita agli infermi negli ospedali, l’aiuto ai poveri attraverso la Conferenza di S. Vincenzo de’ Paoli, la catechesi nelle parrocchie.
Erano numerose le attività che i membri del ristretto organizzavano e che hanno lasciato tracce documentarie. I ragazzi raccontavano le attività del ristretto attraverso il giornalino omonimo che riporta la cronaca delle gite e di altre attività ricreative. Sappiamo poi dalle carte che i ragazzi erano coinvolti nella visita alle sette chiese, recitavano alcuni spettacoli teatrali di cui oggi ci restano inviti e locandine e avevano a propria disposizione una biblioteca.
Gli iscritti
Vediamo quali fossero le condizioni per iscriversi al ristretto. Era necessario essere in terza ginnasio o nella seconda classe dell’istituto tecnico (attivo al Massimo fino agli anni Trenta, in questa sezione si era iscritto anche Giulio Pediconi). Gli aspiranti membri del ristretto dovevano essere già iscritti alla Congregazione Mariana, avere il permesso dei genitori e tenere un comportamento esemplare. Ogni assenza doveva essere giustificata, inoltre compito dei congregati era quello di mantenere una media alta dei propri voti scolastici, pena la sospensione dal ristretto.

Fonti per future ricerche
Fino a quando fu attivo il ristretto? Per rispondere a questa domanda è necessario procedere con ulteriori ricerche, infatti la storia del ristretto deve ancora essere ricostruita. Da quanto emerso finora si hanno informazioni sulle attività di quest’opera per i primi due decenni del Novecento, sicuramente il ristretto non era attivo già da tempo quando il Massimo ha cambiato sede trasferendosi all’EUR.
Le carte prodotte dal ristretto, benché significativamente lacunose rispetto a quelle che un tempo erano conservate dall’ente, si trovano oggi nel Fondo della Provincia Romana. È inoltre indispensabile consultare anche il fondo dell’Istituto Massimo per ricostruire la storia di questo gruppo, proprio in virtù del legame con gli allievi del Massimo. Dell’archivio del ristretto resta oggi una copia del giornale del ristretto, consultabile nella nostra sala studio, che riporta la cronaca delle attività dei ragazzi, documenti sulle attività interne e quelle ricreative, conservati in un faldone.
Nella serie fotografica dell’Istituto Massimiliano Massimo sono ritratti diversi allievi che erano iscritti al Ristretto, nelle historiae domus e nei diari di casa sono poi raccontate le attività portate avanti. Speriamo che nel prossimo futuro ci siano ricercatori interessati a scrivere la storia di questa opera.
Maria Macchi