Il lavoro femminile
Difficilmente ci si rivolgerebbe al nostro archivio per approfondire il tema del lavoro femminile.
Tra le nostre carte c’è sicuramente una predominanza di uomini, l’ordine dei gesuiti è infatti esclusivamente maschile. Abbiamo però già in passato parlato della possibilità di indagare il ruolo delle donne nella Compagnia di Gesù attraverso le nostre fonti.
Oggi vediamo un aspetto ancora diverso: il lavoro femminile.
Non esiste ovviamente un fascicolo o un faldone che contengano documentazione su questo argomento, ma riferimenti e informazioni possono essere reperiti in diverse fonti.
Dagli inventari di beni, che rimangono per alcune comunità, emergono i nomi di alcune professioniste retribuite dai gesuiti per le mansioni svolte: le calzettare Adelaide De Luca e Angela Bartoli, Amalia Monti la ricamatrice, i sarti Pigliucci Pio e Adelaide Pigliucci che ricevono un compenso ciascuno. C’è anche chi è fornitrice della comunità, come Caterina Gianni, abitante probabilmente di Castel Gandolfo che fornisce alla comunità 508 uova nel 1909.
Inoltre i fascicoli personali possono rivelare delle sorprese. Al momento dell’ingresso in noviziato, i candidati presentavano attestati di titoli conseguiti e lavori svolti in precedenza.
Quello del futuro p. Alberto Dalla è molto interessante, è firmato da Irene Poggi la quale attesta che il giovane ha tenuto la contabilità del suo laboratorio per sette anni.
Il documento, del 1903, è redatto su carta intestata che riporta il nome della professionista, la via del negozio (ripreso in fotografia).
La professionista si avvale di un modulo che usa per le ricevute, questo suggerisce un’attività ben avviata, tanto da utilizzare una propria carta intestata. Non si tratta di una donna analfabeta che ha bisogno di qualcuno che tenga i conti ma è una sarta che sceglie di stipendiare un contabile.
Questi documenti potrebbero aiutare i ricercatori a far luce sul lavoro femminile e sulle datrici di lavoro con dipendenti uomini.
Maria Macchi