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Gesuiti in movimento: viaggi e mezzi di trasporto

Un gesuita a bordo di una motocicletta su una strada di campagna - Archivio Storico - Gesuiti, Provincia Euro-Mediterranea

Siamo abituati a coprire brevi e lunghe distanze affidandoci all’automobile, al treno o all’aereo, mezzi di trasporto che fanno ormai parte della nostra vita quotidiana. Come si spostavano i gesuiti per arrivare ad una parrocchia o da una residenza all’altra?

Ancora fino a un secolo fa spostarsi, anche solo di pochi chilometri, poteva essere molto lungo e difficoltoso. Per i gesuiti impegnati in ministeri lontano dalla propria residenza potevano esserci diverse possibilità e mezzi di trasporto, alcuni dei quali oggi non più utilizzati.

Arrivare a Villa Mondragone

Facciamo un viaggio indietro nel tempo, accompagnando i gesuiti del Collegio di Villa Mondragone durante i loro spostamenti.

Il Collegio si trovava vicino Frascati e i gesuiti avevano spesso l’esigenza di raggiungere Roma, che distava poco più di 20 chilometri, ma anche le località dei castelli romani o città più lontane.

Per le gite e le uscite premio dal collegio i ragazzini viaggiano spesso a dorso di somaro fino a Castel Gandolfo, ad esempio. I più grandi, accompagnati sempre dai gesuiti, raggiungevano Albano o Nemi facendo una cavalcata.

Dal portone della villa fino al cancello dove inizia la via che arriva a Frascati c’è un lungo viale alberato da percorrere, con una forte pendenza, per questo i padri avevano un carretto e dei cavalli a disposizione per coprire quel primo tratto di strada.

Dai diari di casa sappiamo che spesso i bambini più piccoli particolarmente stanchi dopo una giornata di gita tornavano sul carretto addormentati lunga la salita e in caso di affollamento, qualcuno era portato sulle spalle dai gesuiti.

I padri si spostavano in landò, Vescovi e Cardinali arrivano fino al collegio in carrozza per tutta la seconda metà dell’Ottocento e ancora per il primo decennio del Novecento.

Gruppo di sacerdoti davanti ad un omnibus - Archivio Storico della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù

L’arrivo del treno e delle automobili

Con il passare degli anni ed i progressi fatti dalla tecnologia nel campo dei trasporti chi si muoveva da e per la villa lo faceva attraverso l’Omnibus e poi il “tramvai” che collegava Frascati con le città limitrofe e con Roma, con diverse corse al giorno.

Dal 1910 arrivano alla villa ospiti e genitori degli allievi a bordo delle prime automobili, divenute sempre più frequenti nei decenni successivi.

Abbiamo visto dunque il susseguirsi di mezzi di trasporto più moderni, anche per le lunghe percorrenze ci sono testimonianze.

Il treno che collegava Frascati a Roma garantiva ai gesuiti di raggiungere la Capitale e da lì proseguire per mete fuori regione.

P. Lorenzo Rocci, che ha vissuto a lungo a Villa Mondragone, apprezzava la tecnologia. Nel suo diario racconta spesso dei suoi spostamenti a bordo di tram e treni e c’è anche un piccolo aneddoto legato proprio ai mezzi di trasporto.

Il 23 agosto 1906 doveva recarsi ad Anagni, partendo da Frascati, con la carrozza, non sappiamo il motivo di questa scelta sicuramente non dipesa da lui. Rocci annota le soste che punteggiano il percorso, una prima a Sora, poi a Ferentino dove si cambia carrozza, fino ad arrivare ad Anagni a mezzanotte e tre quarti. Emblematico il suo commento: «Modo curioso di viaggiare. C’è tanto bella ferrovia!! e si debbono rompere le ossa in vecchi calessi, per 11 ore di noie!!».

Decenni più tardi le residenze si sarebbero dotate di camioncini, pulmini o addirittura di motorini, per svolgere più velocemente commissioni o trasportare persone e merci.

Tratte intercontinentali

L’autore del vocabolario di greco non ha mai preso un aeroplano, è deceduto nel 1950 quando gli aeromobili ancora non erano un mezzo di trasporto frequente e alla portata di tutti. Si utilizzavano invece molto spesso i transatlantici, ritenuti sicuri per lunghe tratte intercontinentali.

Gruppo di gesuiti sul ponte di una nave - Archivio Storico - Gesuiti, Provincia Euro-Mediterranea

Abbiamo raccontato in questo approfondimento il naufragio di uno degli ultimi transatlantici, l’Andrea Doria, direttamente dalle parole del gesuita che era a bordo e che si salvò.

Dalla metà del Novecento l’aereo divenne un mezzo di trasporto utilizzato, inizialmente dai missionari e poi anche dai Provinciali per le visite transcontinentali, nella foto in basso è raffigurato proprio un aereo di linea e alcuni missionari.

Maria Macchi

Gruppo di missionari e fedeli davanti ad un aereo di linea - Archivio Storico della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù