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Gli archivisti della Provincia Sicula

Copertina del libro delle consulte del 1850 per la Provincia Sicula della Compagnia di Gesù

La penultima puntata di questo ciclo di approfondimenti sui gesuiti che si sono presi cura degl’archivi delle ex province storiche italiane è dedicato alla Provincia Sicula.

Ci siamo infatti già occupati, nei mesi precedenti, dei gesuiti archivisti della Provincia Romana, della Napoletana, della Veneto–Milanese e della Torinese.

La prima metà dell’Ottocento

La Provincia Sicula rispetto alle altre storiche province italiane ha visto molti più gesuiti coinvolti nella cura degli archivi. Come abbiamo già visto per le puntate precedenti solo la Provincia Romana aveva avuto una lunga serie di gesuiti preposti all’archivio fin dall’Ottocento. In tutte le altre l’incarico, a partire dai primi decenni del Novecento, viene assegnato al Socio e si affranca da questa figura intorno alla metà del XX secolo.

Iniziamo con il 1814 quando l’incarico di assistente all’archivio è affidato a Salvatore Cinardi. L’anno successivo invece è sostituito da Leonardo Coppola. Entrambi figurano come assistenti all’archivio ma non è chiaro se ci sia un titolare dell’incarico e dove si trovi l’archivio. Nel 1815 il coadiutore Michele Messina viene indicato come assistente dell’archivio del collegio massimo. Si tratta dell’archivio dello scolasticato, infatti nel collegio massimo si formavano i gesuiti durante il ciclo di studi in filosofia e teologia, dopo aver frequentato il noviziato.

L’incarico passa ancora una volta ad un altro confratello: p. Antonio Incinna, indicato come prefetto dell’archivio mentre vive nel collegio massimo di Palermo. Il successivo archivista della Provincia è p. Antonio Maria Schiavo. L’incarico di assistente all’archivio torna al coadiutore Salvatore Cinardi nel 1820.

È nel corso degli anni trenta che iniziamo a trovare, anche in un unico anno, numerosi archivisti.

L’incarico è ricoperto da: Michele Messina, prima assistente all’archivio e poi archivista, ma anche dal coadiutore Luigi Nalbone, anche lui archivista. Sempre nello stesso decennio, nel catalogo del 1836 figurano con lo stesso ruolo sia il p. Giuseppe Volpe, che risiede nel collegio massimo di Palermo, sia il coadiutore Giuseppe Aloisio, che è ancora novizio ma già ricopre l’incarico di secondo archivista. Al termine degli anni trenta non c’è invece nessun gesuita che ricopra più l’incarico.

Nel corso degli anni quaranta troviamo menzionato di nuovo il coadiutore Luigi Nalbone, stavolta in qualità di custos tabularium. Il termine “tabularium” era utilizzato anticamente proprio per indicare l’archivio, deriva dal mondo romano e dall’abitudine di segnare le informazioni su tavolette cerate, tabulae appunto.

Sembra dunque che il termine archivista sia stato accantonato, almeno temporaneamente, tanto che anche Giuseppe Aloisio e Michele Messina, gli stessi coadiutori che fino a pochi anni prima erano definiti archivisti ora sono indicati come custodes tabularii.: custodi dell’archivio.

I nomi sono ricorrenti quindi l’incarico resta stabilmente assegnato agli stessi gesuiti, solo verso la fine del decennio lo ricopre anche un altro coadiutore, Domenico Zumbo.

Negli anni cinquanta l’incarico è affidato al coadiutore Giuseppe Aloisio. La presenza di fratello coadiutori come archivisti e assistenti dell’archivista è un dato in comune anche con le altre province italiane.

La seconda metà dell’Ottocento

Negli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia non è mai menzionata la figura dell’archivista nei cataloghi storici. Del resto la Provincia Sicula è quella che più di tutte subisce le conseguenze del 1861: i gesuiti siciliani si rifugiano a Malta, dipendente dalla provincia sicula, dove erano attive riverse residenze (il Collegio di Santa Pulcheria, il noviziato ed il Seminario a Gozo) e nelle due isole greche nelle Egadi, Tiro e Siros, anche queste dipendenti all’epoca dalla stessa provincia.

La stessa Curia Provincia si trasferisce a San Calcedonio, a Malta. Anche il catalogo della Provincia Sicula, in questi anni, viene stampato a Malta fino al 1897 quando sono nuovamente le stamperie di Palermo ad occuparsene.

La Provincia Sicula è ancora “dispersa”, così nei cataloghi sono definite residenze o province dopo eventi politici e sociali che hanno portato all’esilio dei gesuiti o alla distruzione di una o più case, per un paio di decenni. Lentamente, dagli anni Ottanta dell’Ottocento, fino ai primi del Novecento, i gesuiti tornano in Sicilia, ricostituendo alcune residenze e collegi.

La Provincia resta a Malta fino alla fine del XIX secolo. I cataloghi dei primi anni del secolo indicano come sede della provincia, prima Acireale e poi, dal 1907 circa, Casa Professa a Palermo.

In questi lunghi decenni il ruolo di archivista non è mai più menzionato nei cataloghi. L’assenza di questo dato, che accomuna la Provincia Sicula con quella Napoletana, è dovuto proprio a quanto accaduto dopo l’Unità d’Italia.

La Provincia subisce la perdita degli immobili e anche delle carte che in essi erano contenuti. Infatti anche oggi i fondi delle Province Napoletana e Sicula, non conservano carte prodotte da padri, collegi e residenze prima degli anni Ottanta dell’Ottocento. Probabilmente, quando la provincia Sicula si riorganizza, ci sono pochissime carte di cui occuparsi e non si ritiene necessario nominare un archivista. Solo con la ripresa della produzione documentaria, a partire dal Novecento, verrà avvertita questa esigenza.

La prima metà del Novecento

Dagli anni Venti anche nella Provincia Sicula il ruolo di archivista è ricoperto dal p. Socio: Michele Musmeci in carica dal 19 agosto 1921.

A partire dall’8 settembre 1949 lo sostituisce il confratello P. Francesco Salvo che inizia una carriera come archivista durata mezzo secolo, anche se non ricopre l’incarico in modo continuativo. Al momento il ruolo di socio è ancora legato a quello di Socio del Provinciale, quindi p. Salvo è sia Socio sia archivista di Provincia.

La seconda metà del Novecento

P. Salvo resta in carica fino al 21 settembre 1953 quando gli succede p. Salvatore Bentivegna, sempre nella doppia veste di socio e archivista. Alla fine degli anni Cinquanta l’incarico non è specificato nei cataloghi storici annuali. Dal 6 settembre 1964 è nominato p. Guglielmo Pennisi per circa quattro anni quando è la volta di p. Antonio Damiani il 7 settembre 1968.

Il nuovo Socio, nominato il 9 settembre 1970, è di nuovo p. Francesco Salvo che già aveva ricoperto l’incarico una ventina d’anni prima, ed è anche l’ultimo archivista della Provincia Sicula.

Ricopre infatti l’incarico di Socio fino al 30 settembre 1976 quando viene sostituito da p. Ardiri Giuseppe, ma solo nel ruolo di Socio del provinciale P. Salvo infatti è nominato archivista della provincia e responsabile anche della biblioteca dal 1976 fino alla morte, avvenuta nel 2000.

P. Salvo ha speso gran parte della vita studiando la documentazione gesuitica contenuta negli archivi di Stato a Palermo e altri istituti. Ha annotato diligentemente i rifermenti archivistici, fa un riassunto di atti notarili e lettere, segna le date. I diari possono essere utili per chi voglia ricostruire il suo lavoro, purtroppo non contengono alcuna informazione sul patrimonio gesuitico della Provincia Sicula.

Dei suoi successori, e di tutti coloro che si sono occupati degli altri archivi provinciali dal 1978 in poi, ci occuperemo nella prossima e ultima puntata di questo ciclo dedicata alla Provincia d’Italia, prevista prossimamente.

Maria Macchi