Le tappe della formazione di un gesuita

Quanto è lunga la formazione di un gesuita? Di quali e quante tappe si compone? Oggi rispondiamo a queste domande e ricostruiamo il percorso completo della formazione di un gesuita. Sono informazioni molto utili per i nostri ricercatori, non solo per i tesisti che per la prima volta si avvicinano alla Compagnia di Gesù. Spesso infatti gli studiosi utilizzano le nostre fonti per ricostruire svariate tematiche, non tutte legate all’Ordine, e si ritrovano a dover comprendere cosa significhino parole come “Terz’Anno” o “magistero”, se vengano prima gli studi di filosofia o di teologia.
Noviziato
Fino a metà Novecento circa, si poteva entrare in Compagnia a quindici anni, dopo aver frequentato la scuola apostolica. In quel caso l’iter per l’ingresso in noviziato beneficiava delle relazioni del rettore della scuola apostolica che spesso era un gesuita. Oggi gli aspiranti novizi sono maggiorenni, hanno un’età media compresa tra i 27 ed i 30 anni: in alcuni casi si tratta di persone che hanno già esperienza di vita religiosa (provengono dai seminari oppure da altri ordini religiosi).
L’aspirante gesuita prima di iniziare il lungo percorso di formazione incontra alcuni gesuiti che verificano la sua vocazione e le ragioni che lo ha portato a scegliere la Compagnia di Gesù. Solitamente si tratta di incontri con quattro gesuiti diversi. Il candidato scrive poi una lettera al Provinciale in cui chiede ufficialmente di entrare a far parte della Compagnia. Sarà il Provinciale, lette le relazioni dei confratelli che hanno incontrato i candidati, ad ammettere i richiedenti nel noviziato. Si può entrare in noviziato come: novizi scolastici (coloro che esprimono la volontà di diventare sacerdoti), novizi coadiutori (coloro che scelgono di essere gesuiti, ma senza ricevere l’ordinazione sacerdotale), novizi indifferenti (è possibile rimandare la decisione, se diventare padri o fratelli, e prenderla nel corso del noviziato, in preghiera, alla luce delle lezioni, dell’esperienza quotidiana e dell’esempio che il maestro dei novizi ed il Socio del maestro danno ai candidati quotidianamente).
In noviziato in passato era previsto un primo periodo, che variava da una settimana a due, in cui i novizi vivevano nella zona cosiddetta “dell’appartamento”. Una sorta di periodo cuscinetto prima dell’inizio del noviziato vero e proprio, perché era frequente che nei primi giorni qualche ragazzo capisse subito che quella vita non facesse per lui.
Il noviziato dura due anni. In questo periodo gli aspiranti gesuiti studiavano, un tempo, latino e greco. Oggi, nel noviziato della Provincia EUM, studiano greco, spagnolo e per alcuni è l’occasione per imparare l’italiano. A differenza di un tempo infatti, quando ogni provincia aveva il proprio noviziato, oggi molti noviziati accolgono novizi di province differenti. È il caso di quello di Genova dove entrano novizi italiani, maltesi, sloveni, ungheresi, rumeni.
Il periodo del noviziato è organizzato seguendo i sei grandi esperimenti citati nella Costituzioni della Compagnia di Gesù. L’esperienza fondamentale per ogni gesuita è quella del mese di esercizi spirituali, che si fa circa tre mesi dopo l’entrata in noviziato. I novizi vivono anche un mese in ospedale, accanto ai malati del Cottolengo di Torino; sostengono il pellegrinaggio secondo le regole di S. Ignazio: senza soldi e vivendo solo della generosità di chi si incontra raggiungendo un santuario del nord Italia. Durante i due anni di noviziato conoscono da vicino al via di S. Ignazio non solo sui banchi di scuola ma praticandola, nel servizio e nel lavoro quotidiano, studiano l’Autobiografia e il Diario Spirituale di S. Ignazio e la Formula dell’Istituto, le Costituzioni, le Congregazioni Generali più recenti e alcune delle lettere di S. Ignazio. Ogni giorno fanno un esame di coscienza che aiuta il discernimento vocazionale e apostolico.
Al termine dei due anni di noviziato pronunciano i Primi Voti. Si tratta di un momento molto importante: alla presenza del Provinciale, della propria famiglia e dei propri amici, si formulano i voti di castità, povertà e obbedienza e ci si impegna a vivere e morire in Compagnia.
Ringraziamo il Maestro dei Novizi di Genova, p. Iosif Șandoru ed il Socio, p. Paul Pace, per aver fornito preziose informazioni sul noviziato odierno e sulla formazione dei novizi.
Filosofia
Dopo il noviziato, per i novizi che aspirano a diventare sacerdoti inizia il ciclo di studio in filosofia, un tempo presso uno degli scolasticati della propria Provincia, oggi vengono indirizzati in quelli internazionali, spesso all’estero. La Provincia EUM ha uno scolasticato a S. Saba dove vengono accolti italiani, spagnoli, portoghesi. È frequente, oggi, destinare i gesuiti in formazione all’estero per consentire loro di imparare altre lingue e venire a contatto con i confratelli di altre province. I gesuiti che entrano in questa fase sono chiamati scolastici. In questi anni, pur concentrandosi molto sullo studio, il gesuita viene a contatto con piccoli incarichi o apostolati: spesso si dedica al catechismo, assiste il rettore o il parroco della chiesa legata alla comunità dove vive, presta servizio in un’opera. Per chi invece avesse scelto di vivere in Compagnia come fratello non è previsto né il ciclo di filosofia né quello di teologia, ma secondo le circostanze ed i loro studi pregressi, seguono un percorso di studi teologici fatto su misura. Spesso i fratelli hanno già competenze da mettere subito al servizio della Compagnia, un tempo come falegnami, artigiani, sarti, cuochi, oggi come contabili o professionisti. Talvolta dopo il noviziato si iscrivono a corsi specifici o prendono titoli di studio necessari per il lavoro che andranno a svolgere per la Compagnia.
Magistero
Tra la filosofia e la teologia c’è un periodo intermedio durante il quale i gesuiti sperimentano per la prima volta l’apostolato diretto, un assaggio della loro vita futura. Poiché in passato per il magistero si era spesso inviati in collegio come prefetti, insegnanti, assistenti spirituali, si indicavano quei gesuiti come “maestri”. Infatti quando si ricostruisce la storia di un gesuita e si consultano i cataloghi storici annuali delle provincie, negli anni del ministero lo si trova sempre denominato come “maestro”, come nel caso del gesuita Valle. Può capitare che il gesuita in questo periodo si iscriva all’università per conseguire anche un titolo universitario. Il magistero può corrispondere a due o tre anni, talvolta quattro ed essere intervallato al ciclo di teologia.
Teologia
Per gli studi di teologia i gesuiti tornano nello scolasticato, frequentano spesso una Pontificia Università, come la Gregoriana, oppure università religiose all’estero. Solitamente durante il ciclo di studi in teologia i gesuiti vengono ordinati sacerdoti, previa raccolta del parere di altri confratelli che passa al vaglio della consulta del Provinciale, a cui spetta la decisione ultima. Per chi invece fosse entrato in Compagnia già da Sacerdote il percorso di studi è più veloce, poiché egli ha già frequentato in passato il seminario ed ha dunque già studiato filosofia e teologia. Anche in questi anni il gesuita porta avanti alcuni incarichi che lo preparano a quando riceverà le sue destinazioni. È possibile che il gesuita intraprenda anche studi speciali, master o dottorati, secondo le proprie inclinazioni ed i talenti che mette a disposizione della Compagnia e dei bisogni della missione.
Dopo aver terminato gli studi il gesuita riceve la sua prima destinazione e inizia il proprio apostolato. Nella scelta il Provinciale tiene conto della missione della Provincia, come dei suoi talenti, delle sue predisposizioni e delle relazioni che, nel corso del tempo, sono state fornite da promotori vocazionali, superiori, direttori d’opera delle residenze e istituzioni dove il gesuita si è formato e ha prestato servizio.
Terz’Anno
Passato qualche anno il Provinciale destina il gesuita al Terz’Anno, la tappa che precede gli Ultimi Voti. Si tratta di un periodo di probazione, infatti il Terz’Anno è anche detto “Terza probazione” che si svolge in residenze preposte. Nella Provincia Romana, ad esempio, per decenni i gesuiti vivevano questa tappa a Firenze, dove aveva sede la casa del Terz’Anno che poi ha ospitato anche quelli delle altre Province per diversi anni. Oggi invece i gesuiti della Provincia EUM vivono questo periodo all’estero. Il gesuita vive, per 6- 8 mesi, sotto la guida di un altro confratello esperto e con altri confratelli venuti da altre parti della Compagnia. Fa l’esperienza degli Esercizi spirituali completi per la seconda volta, ritorna ai documenti fondanti della Compagnia e agli scritti del Fondatore e delle ultime Congregazioni Generali, da un punto di vista molto diverso da quello del noviziato. Infatti il novizio li legge con la prospettiva di entrare nella Compagnia, nel Terz’Anno il gesuita lo fa dalla perspettiva dell’esperienza vissuta durante i suoi anni di vita religiosa. La Terza probazione include anche un’esperienza pastorale, spesso diversa da ciò che faceva l’interessato e in contatto diretto con le persone povere o emarginate.
Ultimi Voti
Dopo il Terz’anno i gesuiti proseguono il proprio apostolato e ricevono una nuova destinazione finché il Provinciale non decide, insieme alla propria consulta, di scrivere al Generale per segnalare i nominativi dei confratelli pronti per formulare gli Ultimi Voti. È il Padre Generale che ammette un gesuita agli ultimi voti, sentito il parere del Provinciale e l’opinione di tre o quattro confratelli che, su richiesta del Provinciale, danno la loro opinione sulle qualità del gesuita che lo fanno adatto all’incorporazione definitiva. Gli Ultimi Voti rappresentano l’incardinazione definitiva nell’Ordine. Durante una celebrazione solenne, alla presenza della famiglia, dei propri confratelli e del Provinciale, il gesuita pronuncia i voti e firma i documenti che sanciscono l’incardinazione definitiva.
Tutte le tappe di vita religiosa dell’aspirante gesuita, dalla richiesta di entrare in noviziato fino all’incardinazione definitiva nell’Ordine, passano per la consulta di Provincia e poi per il Provinciale. La decisione si basa sulle informazioni richieste ai propri confratelli che hanno incontrato il candidato, nel caso degli aspiranti, o che conoscono la persona perché hanno condiviso con quest’ultima apostolato e residenza, nel caso di un gesuita.
Una lunga formazione
Quanto tempo è trascorso da quando il gesuita ha varcato la soglia del noviziato? Dipende se si tratti di un fratello o di un sacerdote e, in quest’ultimo caso, se sia entrato in Compagnia già da presbitero ordinato o meno. In passato, solitamente trascorrevano dai sedici ai venti anni dalla prima all’ultima tappa, una durata temporale che è rimasta invariata. La formazione come gesuita è infatti molto lunga, anche per questo motivo c’è un limite d’età per l’ingresso in noviziato.
È importante ricordare che ogni gesuita può scegliere di lasciare l’Ordine, attraverso le dimissioni.
Se a decidere di uscire è un novizio, prima di aver formulato i Primi Voti, l’iter è molto più semplice, mentre lasciare l’Ordine dopo gli Ultimi Voti scegliendo di rinunciare anche allo stato clericale comporta un percorso più lungo e complesso che coinvolge anche la Santa Sede e il Santo Padre.
Maria Macchi