Camerieri e personale di servizio

Si può studiare il lavoro dei laici utilizzando le fonti di un ordine religioso? E cosa si può scoprire sulle loro giornate, gli orari e la paga?
Già in passato abbiamo visto che diversi documenti del nostro archivio fanno luce sulle professioni e sui mestieri, nei secoli passati, testimoniando anche la nascita di nuovi lavori legati allo sviluppo della tecnologia, come nel caso della fotografia.
Oggi osserviamo da vicino il lavoro svolto dal personale laico per la Compagnia di Gesù, soprattutto nei convitti.
Gesuiti e incarichi in casa
Questo personale non era incaricato di pulire gli spazi personali dei gesuiti. Infatti ogni gesuita, fin dai tempi di S. Ignazio, è responsabile dell’ordine e della pulizia della propria stanza e dei propri oggetti. Inoltre a tavola servono a turni, ancora oggi. La pulizia degli spazi comuni invece era demandata ai fratelli. Nel corso del tempo, per via del calo delle vocazioni, nelle residenze e nei collegi lavorano molti più laici, spesso ricoprono anche incarichi un tempo appannaggio dei soli gesuiti. Nelle cucine delle residenze oggi non ci sono più i fratelli ma lavoratori che si occupano anche dalla pulizia degli spazi comuni, della manutenzione dell’immobile e delle incombenze quotidiane. Oggi anche il personale docente delle scuole della Compagnia è quasi esclusivamente costituito da laiche e laici, sono laici anche la maggior parte degli archivisti di provincia.
Fratelli coadiutori e inservienti
Per i gesuiti lavoravano anche le donne, in diversi ruoli: come fornitrici di materie prime o in qualità di sarte o ricamatrici. Il registro delle entrate e delle uscite delle comunità aiuta i ricercatori a quantificare la paga ed il tempo in cui donne e uomini restavano a servizio dei gesuiti. Sappiamo anche che il Natale era un’occasione per consegnare a fornitori e professionisti un regalo.
Anche se, come ricordato in diverse puntate, molti lavori di fatica e pratici erano svolti dai fratelli gesuiti, in molte comunità era presente anche del personale laico, necessario per svolgere una mole di lavoro importante e spesso incaricati di prendersi cura di alcuni convittori più abbienti. è stato questo il caso di Francesco di Borbone, ad esempio, allievo del Convitto dei Nobili di Roma che aveva a disposizione un cameriere personale. Nell’Ottocento infatti era indispensabile assumere personale esterno per poter garantire l’organizzazione dei collegi: la pulizia dei refettori, delle camerate degli alunni e delle loro sale studio, il lavaggio della biancheria, delle uniformi, degli oggetti di uso quotidiano di centinaia di alunni.
Chi veniva assunto per lavorare nei convitti? Le fonti segnalano la presenza di inservienti e camerieri spesso indicati nei cataloghi come “familiares”, il termine latino sta ad indicare proprio chi lavora in una casa, il famiglio, un termine oggi desueto. Egli lavorava e viveva nella dimora dove serviva.
Ricostruendo la biografia dei gesuiti, vissuti tra Ottocento e prima metà del Novecento, si scopre che, tra i vari apostolati, erano spesso incaricati della catechesi sia dei fratelli coadiutori che del personale di casa.
Mentre però i fratelli erano membri della comunità a tutti gli effetti – prendevano i voti e per questo sono anche definiti laici consacrati – gli inservienti non erano legati alla Compagnia da nessun voto ma solo da un vincolo salariale. Si tratta di persone che, nel caso del collegio, aveva anche un alloggio a disposizione e viveva la quotidianità della comunità scolastica.
La fonte
La puntata di oggi nasce dal riordino della serie dei registri della Provincia Napoletana. Uno di questi raccoglie proprio le consuetudini generali in vigore nei collegi della Compagnia, ma ci sono anche quelle osservate nel noviziato di Napoli, di Sorrento e nel collegio dei nobili della Provincia.

Le regole per gli inservienti
Nel volume di consuetudini c’è un paragrafo intitolato “Patto cogli inservienti” dove sono riportate le regole a cui il personale sottostava. Da questo testo scopriamo che non era concesso loro di accettare mance, né dai convittori, né dagli esterni. Vale la pena riportare i paragrafi dedicati a vitto e alloggio, con informazioni sulle uniche mance concesse e l’assistenza in caso di malattia garantita al personale assunto:
Per colazione avranno solo pane. A pranzo avranno minestra abbondante ed una porzione comunemente di lesso fissata dal Superiore, in quantità sufficiente, come per i padri ed i fratelli. Dalla dispensa avranno pane a volontà ed un piatto di avanzi di tavola, qualora ve ne siano, senza che debbasi cuocere altro in caso che manchino in tutto o in parte. Frutta non ne avranno, se non fosse qualche avanzo tagliato e pulito. Avranno una bottiglia di vino simile a quella che usano i nostri [intende padri e fratelli]. A cena avranno zuppa e insalata. […] Avranno dal collegio l’alloggio col mobilio, e letto fornito anche di biancheria che si farà lavare a carico del convitto, ma tutto il vestiario e biancheria di dotto sarà a carico di essi inservienti, che dovranno farsi lavare, ricucire e stirare la biancheria ed il vestiario a loro spese. […] Benché tutto il vestiario sia a carico dei camerieri, pure per una certa uniformità e decenza del collegio, sarà fatto a ciascuno un soprabito di panno bleu da portarsi solo quando vanno colle camerate a passeggio. […] In caso di malattia saranno assistiti dall’infermiere, medico e chirurgo del convitto ma i medicinali si provvederanno a spese dell’infermo. […] Si darà loro dal Convitto la mancia per Natale ed Agosto cioè lire 1.50 ciascuno per volta, purché abbiano servito per tre mesi.
È interessante anche il paragrafo dedicato all’assunzione del personale:
Prima di entrare in servizio farà ciascuno un mese di prova, pendente il quale si avrà reciprocamente pienissima libertà di non accettare il servizio del convitto e lasciarlo in qualunque giorno, senza veruna formalità o tempo, ed esclusa ogni pretesa di compenso: dovendosi in tal caso dal convitto il salario per quei soli giorni di prova che saranno decorsi, ancorché la dimissione provenga dal volere dei Superiori.
La vita del convitto
La fonte ci racconta molto della quotidianità dei convitti sia guardando agli allievi sia al lavoro dei camerieri. Ecco alcuni dei compiti che i camerieri addetti alle camerate dovevano svolgere ogni giorno:
Soddisfacciano a tutti i bisogni della camerata e servono tutti egualmente senza parzialità […] Non facciano mancar l’acqua alla mattina per lavarsi […] rassettano i letti per tempo, sbattendo e voltando i materassi, e spolverino bene ogni cosa ed all’ora fissati porti ciascuno la colazione alla sua camerata e riporti gli avanzi in dispensa. Ripuliscano ogni giorno le lucerne, massime quelle che devono ardere tutta la notte; ed i lucignoli siano sottili per evitare il fumo, portino sempre il lume nelle camerate prima dell’imbrunire della sera. Pettineranno quei convittori loro indicati dal P. Ministro, tenendo sempre i pettini ben puliti e separati gli unti dagli altri. […] Ogni cameriere apparecchierà con pulizia la tavola della sua camerata e la sparecchierà dopo; piegando sempre la tovglia, ripulendo bene le posate, le quali prenderanno e riporteranno all’ora fissata.
Il giorno di villa
Con il termine “villa” si indicava il giorno di vacanza, che ogni settimana oltre alla domenica, veniva osservato in collegio ma anche nelle altre residenze della Compagnia. Nei noviziati, ad esempio, cadeva di giovedì, ma poteva variare da residenza a residenze e da provincia a provincia. L’astensione delle lezioni riguarda i convittori che andavano a passeggio e si dedicavano ad attività ricreative ma non i camerieri che avevano molto lavoro da svolgere. Ecco di seguito descritta la loro giornata di villa:
Alle ore 10 levata per tutti gli inservienti [bisogna però considerare che il modo di indicare l’ora, in passato, poteva essere diverso dal nostro, regolato in base all’alba e al tramonto ad esempio] appena vestiti rassettino i loro letti. Alle 10 e mezza in cappella Orazione in comune, poi subito a pigliare acqua, pulire le scarpe: entrando in camerata alla sveglia dei convittori. Alle 11 aprire subito gli scuri delle vetriate, riportare i lumi, comporre le sedie, pulire la tavola. […] a mano a mano che i convittori verranno serviti nella lavanda, pettinarli con maniera e diligenza, specialmente i più piccoli e bisognosi, poi pulire loro indosso il vestito, acconciare la cravatta, presente il Prefetto ed in silenzio. Alle 11.30 in cappella, messa e meditazione.
Alle 12 in camerata. Aprire subito tutte le finestre ed i camerini da letto, vuotare i vasi e nettarli bene, e tosto riporli nei rispettivi luoghi, volti a rovescio, fare i letti […] partiti i convittori, riportino subito gli avanzi della colazione a dispensiere, e da lui ricevano la propria colazione, fatta la quale tornino in camerata a scopare la sala e metà dei camerini, pulire le scarpe di casa, spolverare la camera di studio. Ritornati i convittori siano pronti per ciò che occorrerà e ripiglieranno le scarpe per pulirle pel passeggio del giorno.
Il lavoro dei camerieri prosegue con diverse incombenze, riportiamo qui la parte finale della giornata di villa:
Dal p. Ministro a pigliare le posate, e prima del segno della cena vadano col lume accesso alleloro camerate per accompagnare i convittori in refettorio; e così faranno dopo la cena. Puliranno e riporteranno le posate, pieghino le tovaglie, lavino e rivoltino i bicchieri. Verso il fine delle orazioni dei convittori si troveranno in camerata, onde assistere ai medesimi, lavando loro i piedi uno per sera, e si mozzino i lumi in modo che non diano male odore. Alle 2 e tre quarti a cena nel loro refettorio con la lezione: quindi in cappella a recitare le orazioni in comune, poi al riposo in silenzio.
La fotografia che accompagna l’approfondimento di oggi è stata scattata nel Collegio dei Nobili di Villa Mondragone, durante un banchetto per festeggiare l’anniversario di fondazione del Collegio, insieme agli ex alunni.
Maria Macchi