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Quante sorprese in un fascicolo

Verrebbe da pensare che in un fascicolo personale di un gesuita si conservino solo documenti ufficiali legati alla sua vita religiosa, quindi lettere e attestati.

Il riordino documentario, invece riserva sempre tante sorprese.

Nel corso del riordino dei fascicoli personali delle storiche province, sono tornati alla luce tanti oggetti e reperti davvero curiosi, rimasti tra le carte personali dei gesuiti.

Nel fascicolo di un padre, ad esempio, è stato trovato un pacchetto piuttosto morbido al tatto, che una volta aperto ha rivelato il proprio contenuto: ciocche di capelli, tra cui quelle del gesuita da bambino e delle sue sorelle, regalate alla nonna e poi forse conservare dal religioso quando i parenti sono deceduti.

Tra le carte di p. Girolamo Pasi si conserva il suo rosario, benedetto da Pio XII nel 1950, anche per p. Giovanni Wiedinger resta il rosario personale insieme a sette medaglie ottenute durante la prima guerra mondiale.

Nella corrispondenza di p. Pavoni, in allegato ad una lettera ricevuta da un confratello, si conserva un lembo di stoffa, circa sei centimetri “ex camice satutae Virginis quae Scutari veneratur a plurimis ob multos favores”: proviene dalla statua della Vergine venerata a Scutari per le numerose grazie che ha concesso.

In altre unità archivistiche sono stati rinvenuti anche fiori, foglie e stelle alpine essiccate, quando ancora non erano considerate a rischio estinzione e non era proibito coglierle. Questi reperti potrebbero costituire materiale d’interesse anche per studiosi di botanica.

Numerose inoltre sono le medagliette della Vergine, reliquie in piccole teche di vetro o i riconoscimenti di guerra.

Tra gli oggetti in metallo più frequenti ci sono le numerose medaglie conferite per il valor militare, sia nella prima, sia nella seconda guerra mondiale, in bronzo con la dicitura “coniate nel bronzo nemico” o la famosa croce di ferro al merito.

Nel fascicolo di fratel Luigi Sartirana è stato rinvenuto uno strano oggetto: una sorta di gancio a forma di “S” che si è rivelato essere un “buttonhook” attrezzo utilizzato per chiudere i bottoncini degli stivaletti in uso tra la fine dell’Ottocento ed i primi anni del Novecento.

Frequentemente emergono reliquie di terza classe: lembi di stoffa, passati su reliquie di seconda o prima classe e inseriti in cartoncini con preghiere devozionali sul Santo.

Talvolta, ma più raramente, sono state ritrovate piccole teche in vetro con reliquie di prima classe: frammenti di ossa o polvere provenienti dalle membra di Sante e Santi.

                                                                                                          Maria Macchi