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Le chiavi…inservibili

Nell’immaginario collettivo gli archivi storici conservano esclusivamente materiale cartaceo, riconducibile soprattutto a lettere, registri, documenti; tuttavia ogni archivio storico custodisce, inevitabilmente, anche oggetti, cimeli, manufatti che erano appartenuti al soggetto produttore dei documenti, sia che egli fosse una persona, una famiglia o un ente.

Il nostro archivio storico non fa eccezione, si conservano infatti alcuni interessanti oggetti. Tra questi un mazzo di pesanti chiavi, in foto, che però…non aprono più nessuna porta.

Quelle chiavi infatti permettevano l’accesso, dal portone principale, dal cancello in ferro e da un’ulteriore entrata, alla storica villa Montalto-Peretti, – circondata da un vasto parco che arrivava fino ai colli Viminale, Quirinale ed Equilino mentre l’edifico si trovava in corrispondenza dell’attuale capolinea degli autobus e dello slargo antistante la Stazione Termini-, costruita per volere di Sisto V nel Cinquecento e passata, nel corso dei secoli, alla famiglia Massimo. Fu la prima sede dell’Istituto Massimiliano Massimo: esso fu inaugurato nel 1879 dal gesuita che diede il nome alla scuola, membro della nobile famiglia romana. Nel 1883 per le esigenze dettate dal piano regolatore, il destino della storica villa fu segnato, sarebbe stata abbattuta.

Fu dunque costruito nel giardino retrostante la villa un secondo edificio che divenne la seconda sede dell’istituto, fino al 1960 anno in cui la scuola fu trasferita in quella odierna, all’Eur.

Quando nel 1887 l’antica Villa fu abbattuta, per l’ampliamento della zona antistante la stazione Termini, le pesanti chiavi furono conservate nell’archivio storico del Massimo.

Oggi si trovano nel fondo “Istituto Massimo” nel nostro archivio storico, testimoni storiche di un edificio non più esistente; prive della loro originaria funzione – l’apertura di una porta fisica – sono state investite dell’importante compito di aprire e dischiudere la porta della conoscenza e della memoria.

Maria Macchi