I segnalibri dei gesuiti
Quante volte ci capita di essere interrotti a metà di una lettura e, volendo tenere il segno, afferriamo il primo pezzo di carta che abbiamo sottomano per metterlo nel libro? Cosa usavano i gesuiti del passato come segnalibro?
Per rispondere alla domanda ci viene in aiuto una fonte che solo recentemente è entrata a far parte del nostro Archivio. Infatti non esiste un fascicolo denominato “Segnalibri dei gesuiti”. Non è un’informazione che potremmo ricavare dai diari di casa, men che meno nella corrispondenza o dalle historiae domus.
Il Fondo Librario Antico
Il patrimonio librario della Provincia Euro–Mediterranea è stato oggetto di un progetto di valorizzazione, tuttora in corso.
Durante il lavoro di riordino e catalogazione di questo importante e ingente patrimonio, sono stati rinvenuti diversi “materiali” all’interno dei libri.
Si tratta di biglietti da visita, immaginette, inviti, lettere, appunti che i gesuiti hanno utilizzato come segnalibro per segnare una pagina importante per i propri studi. Purtroppo l’asportazione del pezzo di carta fa perdere per sempre quell’esile legame tra lettore e testo.
Anche nel corso del riordino di un archivio, tuttavia, se si rinvengono pezzi di carta, privi di qualsiasi informazione sul segno, si provvedere spesso ad asportarli. Se non avessimo ricevuto questo materiale, sarebbe impossibile poter cogliere questo aspetto della quotidianità di tanti padri e fratelli.
I segnalibri rinvenuti
Apriamo insieme il faldone in cui oggi si conservano questi segnalibri e scopriamo cosa avessero sottomano i gesuiti di un tempo, per tenere il segno. Le tipologie sono davvero varie e spesso aprono una finestra sulla quotidianità di chi maneggiava i libri e si trovava ad usare ciò che aveva a portata di mano. Abbiamo individuato alcune tipologie di segnalibri usati più frequentemente: documenti, disegni, opuscoli.
Documenti – segnalibro
Alcuni dei materiali utilizzati sono veri e propri documenti d’archivio. È stata proprio questa la ragione che ha spinto i catalogatori ad avvertire il nostro archivio storico per provvedere al versamento di questa documentazione.
Troviamo, ad esempio, un foglietto, su cui si legge l’appunto: “Nota di biancheria ottobre 1881”. All’interno sono elencati vari elementi del corredo: lenzuola, “foderette”, tovaglie, salviette, zinali, stracci, “sciugamani”, calzette, sopraccoperte, fasce. Il documento è dunque datato alla fine dell’Ottocento, ma è stato trovato in testi molto più antichi. Ricordiamo infatti che si definisce libro antico ogni esemplare stampato fino al 1830. Quindi chi ha usato quell’appunto l’avrà fatto nel 1881 o in anni successivi mentre sfogliava una cinquecentina o una seicentina.
Anche qualche gesuita si sarà trovato in tasca l’appunto sulla biancheria da consegnare al fratello addetto alla lavanderia e lo ha scelto come segnalibro. All’interno di un secondo foglietto infatti leggiamo un’altra lista: due camice, una fodera, un berrettino, tre tovagliette. Oltre a questa si legge “agli 8 ottobre consegnati: una camicia, due tovaglioletti e un panno da pulir la lucerna.”
Nel faldone è presente anche un documento con il decalogo dei passi da compiere prima di confessarsi e l’orazione da pronunciare. Sono numerosi anche i messaggi ricevuti e riutilizzati per tenere il segno. Tra questi c’è quello della Superiora delle figlie del Sacro Cuore di Gesù di Frascati scrive ad un gesuita, purtroppo non sappiamo chi, per avvertirlo di non venire per la solita istruzione catechistica perché sia le educande che le allieve esterne non sarebbero potete intervenire. È datato 9 febbraio 1926 ed è stato scritto sul biglietto da visita della religiosa, si tratta di un’abitudine piuttosto diffusa in passato.
Anche un’altra suora, Madre Cristina della Casa del Sacro Cuore di Villa Lante a Roma, il 31 gennaio 1886 fa pervenire un messaggio chiedendo di ricordare “l’anima di sua sorella Fulvia, passata a miglor vita”. Anni prima, il 1 febbraio 1870, Clelia Dorelli scrive ad un gesuita dal monastero della visitazione per chiedere di venire prima, il 4 febbraio, perché sia lei che le consorelle hanno bisogno di parlare con lui.
Un piccolo biglietto, che su una facciata riporta il nome di Vincenzo Pietromarchi, sull’altra conserva una richiesta: “Peppì…svegliami svegliami”.
Sembra avere la stessa finalità un altro biglietto destinato al P. Monaci “Il p. Cardella l’aspetta dimani, giovedì 18 tra le 3 e le 3 e mezza al Germanico.
Dello stesso tenore è anche la nota su un piccolo biglietto “Suor Maria Francesca le ricorda di portarsi alle Orsoline dopo la festa della Madonna, se potesse la mattina sarebbe meglio” data 31 gennaio 1876.
Si tratta di biglietti scritti spesso dal gesuita in portineria che recapitava messaggi ai confratelli della residenza.
Molto interessante è anche un altro documento, non tanto per alcuni appunti che una mano anonima ha preso, quanto per il supporto: si tratta di un volantino per la propaganda elettorale della Democrazia Cristiana per il candidato alla camera dei deputati Pietro Germani.
Molti sono, purtroppo, i frammenti di lettere, codice o manoscritto utilizzati come segnalibro. Questo ci ricorda che ciò che ai nostri occhi è estremamente prezioso per ricostruire il passato, era materiale d’uso comune e che la nostra sensibilità e l’attenzione nei confronti dei documenti si è sviluppata nel corso del tempo e non era la stessa in passato.
Disegni – segnalibro
C’è anche un simpatico ritratto a matita, che probabilmente raffigura un gesuita, che potete vedere riprodotto nella galleria di foto. Il disegno è stato realizzato nel retro del regolamento di un collegio, si leggono gli importi per la pensione e le spese in collegio. Sappiamo che è stato stampato da una tipografia di Monaco nel 1888. Forse si tratta del collegio dei gesuiti nel Principato di Monaco, dipendente dalla Provincia Torinese ma è possibile che la stessa tipografia stampasse anche i regolamenti di altri istituti.
Opuscoli – segnalibro
Tra i libri sono stati trovati anche veri e propri opuscoli, come quello contenente una memoria, a stampa, della vita di S. Luigi Gonzaga, secondo la tradizione tramandata da Cepari, edito a Roma nel 1887.
Molto interessante è l’opuscolo realizzato dal Pontificio Collegio Pio Latino Americano: è dedicato all’oratorio di S. Luigi in occasione del decimo anniversario della fondazione, nel 1909.
Si trattava di un’iniziativa di p, Carlo Massaruti che firma l’opuscolo e che aveva appena inaugurato l’opera omonima per finalità educative e di assistenza spirituale ai soldati.
L’opuscolo ci racconta molto delle attività dei ragazzi che frequentano l’oratorio. Possono iscriversi alla schola cantorum, è attiva inoltre una sezione filodrammatica a cura della Congregazione di Maria Santissima del Rosario. Gli iscritti hanno anche a disposizione una biblioteca circolante.
C’è anche il ritaglio di una pagina di un libro o forse di una rivista dedicata al Santo Eremo di Monte Senario.
Altri segnalibri
Tra le tantissime tipologie di carte utilizzate per tenere il segno ci sono anche le schedine dei libri che un tempo costituivano il catalogo delle biblioteche, prima della registrazione informatica. Oggi sono sostituite dai record elettronici inseriti negli opac.
Ci sono anche: la pagina del calendario di venerdì 3 febbraio, ricorrenza di S. Biagio Vescovo, anch’essa visibile nella galleria di fotografie a corredo del testo. Troviamo anche un invito del ministro della pubblica istruzione all’inaugurazione della mostra fotografica riguardante monumenti storici francesi allestita in quella che all’epoca era la Regia Galleria Borghese. L’evento si sarebbe tenuto lunedì 28 febbraio 1927 alle ore 10.
Inoltre: operazioni matematiche e problemi svolti, un biglietto pubblicitario di una sartoria di Roma, quello di una legatoria romana, un telegramma, la riproduzione della poesia di p. Giovanni Bigazzi “Il mio penare”.
Qualcuno ha utilizzato il programma della IX settimana di studio dello scolasticato romano, tenutasi tra il 13 ed il 18 ottobre 1941 alle ore 17, come segnalibro. Questo si permette oggi, di conoscere i relatori e i loro interventi, elenchiamo qui solo i nomi: Filograssi, Dezza, Barbera, Brucculeri, Haeck, Magni. C’è anche la tessera personale della biblioteca della Pontificia Università Gregoriana, intestata a p. Antonio de Magalhaes, valida per l’anno accademico 1935 – 1936.
Fa poi capolino un biglietto verde del collegio di Villa Mondragone firmato dal prefetto Zagari, del valore di “una grazia”.
Ci sono molte buste da lettera, ormai vuote che però conservano ancora l’indirizzo del destinatario della missiva: il Vescovo di Velletri, la Curia di Segni, il canonico Raffaele Angeloni.
Terminiamo questa lunga carrellata con un grande classico. Chi di noi non ha mai utilizzato un biglietto dell’autobus o del treno come segnalibro? Anche se è un’epoca orami al tramonto, visto che i biglietti cartacei sono stati rapidamente sostituiti da quelli elettronici. Non sentiamoci soli in questa abitudine: è stato trovato anche un biglietto della società romana “tramways” per l’omnibus.
Questi segnalibri ci dicono che l’abitudine di tenere il segno ci ha accumunato a chi è vissuto diversi secoli prima di noi.
Maria Macchi