I gesuiti e le elezioni
Oggi, sia in occasione delle elezioni amministrative che in quelle politiche, i gesuiti come tutti i cittadini italiani si recano alle urne per esprimere il proprio voto.
Questa partecipazione al voto non è sempre stata così “scontata” per tutti i religiosi.
Facciamo un piccolo viaggio nel tempo, dagli ultimi decenni dell’Ottocento, per poter approfondire il comportamento dei gesuiti in occasione delle elezioni.
Con il famoso “non expedit”, voluto da Pio IX, si vietava ai cattolici la partecipazione alla vita politica del nuovo Regno d’Italia, nato nel 1861, estendendosi anche alla città di Roma, una volta caduto lo Stato Pontificio nel 1870.
I cattolici non avrebbero potuto essere eletti né eleggere, quindi partecipare alle elezioni, in modo particolare le religiose ed i religiosi. Il divieto si affievolì nel corso del tempo, ma fu abrogato solo nel 1919.
Sappiamo dal diario di Lorenzo Rocci che il gesuita si era recato al voto, molto prima di quella data.
Rocci infatti menziona per prime le elezioni amministrative del giugno 1902, votando a Roma, quindi torna a parlare di numerose elezioni successive: quelle amministrative del luglio 1905, quelle comunali a Roma del maggio 1907, quelle comunali di Monte Porzio a cui prende parte poiché vive a Villa Mondragone nel giugno 1908, cita altre elezioni per il 1909, 1910, 1913, quelle di Salso Maggiore dove è in vacanza nel 1914. Sappiamo che nel novembre 1919 vota il partitolo popolare italiano, fondato da poco, alle elezioni politiche. Torna a votarlo nel 1921. Si interrompono qui i riferimenti alle elezioni che sarebbero state quasi del tutto assenti durante il ventennio fascista.
P. Rocci ebbe anche la possibilità di visitare il Parlamento Italiano, partecipando ad una delle sedute come uditore. Era il 12 giugno 1902, il gesuita ricorda il timore vissuto: non esisteva ancora il Concordato con la Chiesa Cattolica, quindi il clima tra religiosi e Stato è ancora teso.
Tuttavia Rocci si tranquillizza, riportiamo qui le sue parole:
non potemmo rifiutare l’invito dell’On. Maury di visitare il Parlamento e poi d’entrare nella sua tribuna per la seduta: io mi tenni indietro, ma cessai di essere agitato quando vidi che nelle tribune erano moltissimi preti, e anche in prima fila: io però mi tenni sotto l’arco della porticina, non veduto.
Nel secondo dopoguerra, alcuni gesuiti parteciperanno alla campagna elettorale per il Democrazia Cristiana, nei diari di casa conserviamo alcuni volantini che venivano distribuiti.
Il film “Peppone e Don Camillo”, in maniera ironica, sottolineò la partecipazione di parroci e religiosi al dibattito pubblico e alla campagna elettorale, spesso in aperta contestazione con il partito comunista, proprio in questo periodo.
Nella foto che correda l’approfondimento di oggi è ritratto p. Antonio Micheli, alle urne per le elezioni del consiglio comunale, inoltre è visibile una relazione dattiloscritta sull’apporto fornito dalla comunità di Lonigo alla propaganda per la Democrazia Cristiana: attraverso la stampa e distribuzione di volantini, l’organizzazione di proiezioni di video e cinegiornali per la copertura “mediatica” dell’evento.
Maria Macchi