Fotografie…spericolate!
Nei fondi conservati in archivio si trovano molte fotografie di gruppi: gesuiti, convittori di tutte le età, congregazioni mariane. I soggetti sono sempre disposti uno vicino all’altro, su una, due, cinque, dieci o più file! Leggiamo insieme qualche retroscena…
In una di queste foto si arrivano a contare, spesso, anche più di cinquanta soggetti fotografati e l’ultima fila sembra piuttosto in altro rispetto al terreno, si vedano ad esempio le fotografie qui presenti, dove l’ultima fila arriva alla finestra del primo piano dell’edificio.
Oggi raccontiamo un piccolo retroscena dietro una delle tante foto che così spesso si trovano nei faldoni e che fanno rabbrividire i ricercatori che soffrono di vertigini.
Realizzare queste fotografie, soprattutto negli ultimi decenni dell’Ottocento, era una vera impresa: le macchine fotografiche erano ingombranti e necessitavano di tempi di esposizione piuttosto lunghi, che spesso potevano dar vita a singolari effetti nella foto finale.
Infatti se un bambino si fosse mosso, il suo viso poteva apparire in fotografia privo di contorni netti o addirittura con due paia di occhi, effetto della sovrapposizione dovuta al movimento.
Ci sono alcuni casi simili anche nelle foto conservate in archivio.
Nei primi decenni del Novecento, la fotografia sicuramente aveva fatto passi da giganti nella tecnologia, accorciando i tempi di esposizione, ma restava pur sempre una risorsa costosa.
Nelle foto dei ragazzi in collegio era dunque necessario procedere a meno scatti possibile, inoltre la fotografia del gruppo di tutte le classi era una tradizione, si cercava di mettere insieme tutta la popolazione scolastica in un’unica foto, impresa decisamente ardua.
Questo poneva un problema rilevante: l’alto numero di soggetti da far entrare in una sola inquadratura.
Tra gesuiti della comunità e convittori si arrivava facilmente a qualche decina di persone, se non ad un centinaio, impensabile poterle mettere su di un’unica fila.
Venivano quindi costruite delle strutture, probabilmente temporanee o riutilizzate quelle destinate al teatro, per sistemare tutti i ragazzi ed i padri in altezza e permettere di comprenderli in un’unica inquadratura.
Nella foto a corredo della presente rubrica, datata 1928, si intravede una struttura in legno.
Ci spostiamo più avanti di pochi anni; è il 16 maggio 1933, nel Seminario Pio X di Catanzaro della Provincia Napoletana della Compagnia di Gesù, erano stati radunati tutti i seminaristi, i padri e le autorità nel cortile del Seminario, proprio per la foto di fine anno.
Doveva essere ormai tutto pronto per lo scatto quando il palco di legno crollò sotto il peso dei seminaristi, come ci racconta padre Meduri, vergando la didascalia della foto.
Secondo quanto riferito dal gesuita, alcuni di loro riportarono anche delle ferite.
Fu scattata quindi una seconda foto, il giorno dopo e, come fa notare padre Meduri, riporta le tracce di quanto avvenuto, si vede infatti un seminarista ferito con la testa fasciata, che vi segnaliamo con un cerchietto.
Si preferì rinunciare all’alta struttura di legno, spostando alcuni seminaristi sui balconi soprastanti l’ingresso.
Non sappiamo se ci furono incidenti simili anche in altre occasioni, tuttavia sono numerose le foto di diversi seminari, collegi e residenze che mostrano ragazzi e gesuiti pericolosamente arrampicati su muri, colonne e parapetti.
Per eventuali, ulteriori “capitomboli” …appuntamento alle prossime puntate.
Maria Macchi