La divisa dei convittori: non solo una questione di stile
Nei Collegi della Compagnia di Gesù, oggi come nel passato, era d’uso una divisa per tutti i convittori, elemento che evitava l’uso di abbigliamento differente tra i ragazzi e permetteva immediatamente di individuare il legame con la Compagnia di Gesù.
Nel Collegio dei Nobili di Roma, istituto di lunga tradizione fondato dai gesuiti, la divisa adottata fu oggetto di revisione a metà Ottocento, ricostruiamo di seguito l’episodio.
La questio vestis
All’inizio del 1840 perveniva alla Segreteria di Stato una supplica, inoltrata da padre Gaetano Rossi, Rettore del Collegio dei Nobili di Roma, con la quale si esponeva al Pontefice la questione del vestiario.
Nel Collegio vigeva, infatti, l’uso dell’abito corto per i convittori, come specifica il rettore, tuttavia dalla missiva emerge la necessità di modificare l’abbigliamento a favore dell’abito lungo «come quello che fatto oggidì universale nell’uso non pure fra le persone libere a se stesse, ma eziandio in tutte le comunità di Giovani secolari» poichè «rende spiacevole e fa parere singolare quel vestire in corto che usano al presente i giovani convittori».
Il Rettore ricordava al Pontefice – Gregorio XVI – che anche i genitori dei convittori da tempo esprimevano delle perplessità sull’abito corto: molti erano restii nell’iscrivere i propri figli al Collegio proprio a causa delle divisa, giudicata fuori moda e soprattutto poco consona per dei ragazzi.
La lettera mette in luce l’attenzione che il Rettore pone, non tanto a una mera questione di stile, ma al danno che la volontà di seguire un tradizionale abito, ormai datato e inadatto, potesse generare per l’istituto.
La supplica, oltre a chiedere il permesso di modificare l’abbigliamento nella lunghezza, era foriera anche di una seconda richiesta: aggiungere un tratto distintivo all’abito.
A Roma infatti erano numerosi i Collegi, sia della Compagnia di Gesù che di altri ordini religiosi e il Rettore temeva che l’abito lungo non permettesse l’immediata identificazione dei propri convittori con la Compagnia e con il Collegio dei Nobili di Roma in particolare.
Il permesso fu accordato dal Pontefice e un’ulteriore missiva relativa alla questione dell’abito pervenne al Rettore, nella quale si chiarisce che il tratto distintivo delle divise sarà l’apposizione delle lettere NC «Nobile Collegio». Quella lettera è firmata da Gaetano Moroni, all’epoca assistente del Pontefice, noto per la sua opera Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica.
La divisa nella seconda metà dell’Ottocento
Nelle carte del Collegio si conserva una sola foto, dove è possibile vedere quella che probabilmente fu la divisa “riformata”: si tratta di un gruppo di convittori intorno a p. Motti.
La foto non è data, dai cataloghi sappiamo che p. Motti fu al Convitto dei Nobili nel 1843, ma in questo periodo la fotografia non conosce ancora un’ampia diffusione, forse l’immagine risale ai decenni successivi quando il gesuita fu presso il Collegio Romano e non distante dal Collegio dei Nobili. Non si conservano dunque foto o disegni della prima – criticata – divisa.
La scelta della divisa dunque, lungi dall’essere un semplice aspetto formale, ci rivela quali fossero le implicazioni sociali per il collegio, tanto da subire anche una perdita economica se non ci si fosse adeguati ai tempi.
Maria Macchi