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Pellegrinaggi ignaziani

Pagina delle consuetudini del Noviziato di Sant'Andrea al Quirinale contenente luoghi di pellegrinaggio - Archivio Storico - Gesuiti, Provincia Euro-Mediterranea

Dove svolgevano i gesuiti del passato i loro pellegrinaggi? Quali mete avevano? In tempo di giubileo sono più numerosi i pellegrinaggi, non solo verso le Basiliche dove è stata aperta la Porta Santa ma anche nei vari santuari religiosi.

I pellegrinaggi ignaziani sono praticati ancora oggi e la Compagnia di Gesù ne organizza di vari tipi: per fedeli, per i ragazzi del MEG, per le scuole. In archivio ci sono molte fonti che ci raccontano i pellegrinaggi nel il corso della storia. Le più suggestive sono sicuramente quelle fotografiche. Le immagini della puntata di oggi provengono dalla serie fotografica dell’Istituto Massimo, appena riordinata, e sono state scattate proprio in occasione del giubileo del 1950.

E per i lunghi secoli che hanno preceduto l’avvento della fotografia? Quali fonti possiamo consultare in quel caso?

La fonte

C’è una fonte, che più volte è stata protagonista delle puntate della rubrica. È il registro delle consuetudini di S. Andrea al Quirinale che già in passato ci ha fornito preziose informazioni sul cibo, sulle regole in vigore in noviziato nei primi secoli della Compagnia. Si tratta di una delle fonti più antiche conservate nel nostro archivio storico, è stato scritto tra la fine del XVI secolo ed i primi decenni del XVII.

Questo ci ricorda che la stessa fonte può fornire informazioni e piste di ricerca per più campi di indagine storica. Nell’ultima parte di questo volume è presente una sezione dedicata ai pellegrinaggi. Per ogni destinazione, corrispondente ad un santuario o ad una chiesa, era minuziosamente indicato il tragitto da compiere con tutte le tappe intermedie.

Non si viaggiava soli, ma almeno in tre o in gruppo, per diverse ragioni. Viaggiare fuori dalle mura delle città, in età moderna, poteva rappresentare un rischio molto concreto. Fatti pochi chilometri, fuori da Roma e per diverse miglia il fenomeno del brigantaggio rappresentava un pericolo costante per viandanti e pellegrini che potevano essere derubati o assaliti. Per questo alcune strade erano più sicure di altre ed era sempre buona norma non viaggiare soli.

Inoltre, secondo le Costituzioni della Compagnia e in generale nelle consuetudini, i gesuiti non viaggiavano mai soli ma almeno in due o in tre, questo perché i confratelli potessero esercitare un controllo vicendevole.

In un’epoca in cui non era possibile attivare il navigatore satellitare, queste pagine delle consuetudini di S. Andrea dovevano essere particolarmente preziose. Per ciascun percorso si specificano non solo le tappe intermedie ma anche la via del ritorno, a volte è la stessa dell’andata, a volte invece si preferisce un altro percorso.

Le mete dei novizi

Erano diverse le mete possibili per i pellegrinaggi dei novizi: Loreto, la Madonna di Firenze, la Madonna di Lucca, Assisi, Chiara di Montefalco, Orvieto, Montecassino, Viterbo presso la Madonna della Quercia, a L’Aquila, Subiaco, Todi, Carsoli, Fossanova, Gubbio.

Il viaggio verso nord

Per ciascuna di queste mete sono riportate tutte le tappe. Quello più lungo è per Firenze, si parte dalla “Porta del Popolo”, quella che ancora oggi si trova dopo piazza del Popolo e dalla quale si prosegue verso Roma Nord e si fa la prima sosta alla Storta. Qui sorgeva una cappella dedicata alla visione della Madonna da parte di S. Ignazio. La cappella originale è stata bombardata durante la seconda guerra mondiale e successivamente ricostruita e tuttora esistente. Si prosegue poi puntando verso nord fino all’hostaria di Baccano a Campagnano terra. Probabilmente si tratta di un punto di ristoro, un luogo sicuro dove rifocillarsi. Luoghi del genere funzionavano anche come stazioni di posta per i cavalli per chi si muoveva in carrozza o cavalcando ma nel caso dei novizi il percorso era compiuto a piedi.

Si toccano tutte le seguenti mete:

Monterosolo Castello, Ronciglione Terra, Viterbo, Montefiascone, Bolscieno, S. Lorenzo Castello, Acquapendente, Pontecenteno hosteria, Radicofani, Scala hosteria, S. Quirico Castello, Tornieri hostaria, Buonconvento castello, Siena, Staggia, Poggibonsi, Barberino, Tavernelle, S. Casciano Castello e finalmente Firenze.

Chi compila il volume ci dice che sono stati compiuti 138 m. Ovviamente non si intende l’unità di misura che conosciamo noi, non sono i nostri “metri” ma la distanza sembra espressa in miglia. Al ritorno si consiglia di procedere a ritroso per “l’istessa strada”.

Il viaggio verso sud

Non tutti i pellegrinaggi erano così lunghi. Ce ne sono anche di più brevi come quello per Subiaco. In questo caso di esce da Roma passando per la Porta S. Lorenzo diretti “al forno”, poi a Tivoli quindi direttamente a Subiaco.

Una direttrice spostata verso sud est era quella che conduceva a Fossanova, si usciva stavolta da porta S. Giovanni diretti a Frascati, quindi si puntava su Velletri poi a Cisterna, a Sermoneta, a Sezza e infine si arrivava a Fossanova.

Per raggiungere Loreto invece si passava da porta del Popolo ma poi la direttrice puntava verso nord est: Prima porta, Castelnovo, Rignano, Borghetto, Otricoli, Narni, Terni, Strettura, Spoleto, Verchiano, Riandedignano, Muccia, Valcimarra, Tolentino, Macerata, Recanati quindi Loreto.

Maria Macchi