L’educazione di un principe: Francesco di Borbone – conte di Trapani – al Collegio dei nobili di Roma
Abbiamo già visto che nelle scuole dei gesuiti hanno studiato futuri presidenti, scienziati e figure di spicco della società del XIX e del XX secolo provenienti da differenti contesti sociali e geografici.Oggi la nostra rubrica ci porta a Roma e ci racconta alcuni frammenti di vita di un giovane principe napoletano, alle prese con la propria istruzione.
Nel Collegio dei Nobili di Roma, già attivo nell’Antica Compagni e riaperto, dopo la soppressione dal 1826 fino al 1874, studiò per alcuni anni il principe Francesco, Conte di Trapani della dinastia dei Borbone fratello di Ferdinando futuro Re delle due Sicilie e zio di Francesco II, ultimo regnante, prima dell’Unità d’Italia.
Nato il 13 agosto 1827, “Franceschino” come in alcune lettere è definito dalla madre, entrò in Collegio il 17 aprile 1838: qui ricevette la Prima Comunione e la Cresima, vi rimase fino al 26 marzo 1845.
Un fitto carteggio testimonia le frequenti comunicazioni tra il Rettore ed il segretario particolare del Re, Ferdinando di Borbone e della Regina Madre delle Due Sicilie in merito all’educazione, rispettivamente del real fratello e figlio.
Dalle lettere emerge il profilo di un collegiale come gli altri, le preoccupazioni della regina, le decisioni del fratello.
Il giovane principe godeva di «stanza, vitto maestro e servizio a parte», sicuramente un trattamento particolare, come emerge dal registro dei iscritti al collegio, le lettere tuttavia lasciano trasparire il carattere ed il profilo di un bambino qualsiasi che ci descrive Gennaro de Cesare, segretario di Ferdinando di Borbone che così risponde al Rettore del Collegio, a nome del Re:
che non si perda di animo se vede il Principino sì disattento, e tanto dedito à giocherelli, che un cotal difetto ormai è comune agli altri fratelli; convien sì tentar tutti i mezzi per correggerlo, ma poi aspettar con pazienza il tempo; quando chè sarà della sospirata maturità: sarà opportuna qualche mortificazioncella e singolarmente minacciargli o di abbreviare il tempo de’ suoi trastulli o privarlo de’ più graditi giochetti quando va male allo studio.
In una lettera pervenuta al p. Rettore, ad esempio, sono riportate le istruzioni che la Regina Madre voleva fossero osservate circa l’educazione del proprio figlio:
che s’insista ancor più sullo studio della storia e della geografia,
e perocchè gradisce non poco il Real Principino uscir a diporto in Carrozza aperta, se gli può accordar talvolta solo in premio di diligenza usata nell’apparare le consuete lezioni.
Si provvegga a migliorare alquanto la condizion del vitto, usando per avventura persona più esperte in un cotal mestiere.
Nonostante l’appartenenza alla famiglia reale, al giovane non vennero concessi troppi favori legati al rango né regalie, come nel caso del giro in carrozza, concessogli solo se aveva studiato la lezione.
In un’altra occasione il piccolo Francesco aveva espresso al fratello «il desiderio di avere per sè un cavallo di sella in proprietà come lo hanno altri Convittori di cotesto Collegio […] di una bella razza napoletana e ben addestrato»; tuttavia il Re delle Due Sicilie anche in questa occasione volle tenere in considerazione il parere del Rettore.
Nella foto: il particolare del registro degli iscritti al Collegio.
Maria Macchi