Quando documento fa rima con alimento: i predatori dell’archivio
Alla scoperta della fauna che può abitare un archivio, o che comunque ha scorrazzato tra le carte in passato.
Gli archivi convivono – non molto pacificamente – con diverse specie animali, che considerano i fondi archivistici semplicemente come cibo: un’enorme dispensa a disposizione. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di animali che hanno soltanto lasciato la traccia del proprio passaggio e che non sono più fisicamente presente in archivio.
I cosiddetti pesciolini d’argento, che di simpatico hanno solo il diminutivo nel nome, causano spaventi nell’ignara archivista che ha appena aperto un faldone e se ne vede uno attraversarle il fascicolo e la scrivania. Sono insetti innocui per l’uomo, ma che considerano le carte un habitat particolarmente confortevole. I topi, che non abitano fortunatamente il nostro archivio, possono essere passati nei luoghi che storicamente ospitavano le carte in passato e lasciare evidenti tracce di rosicchiature e morsicature. Più infestanti sono le tarme, insetti golosi di legno ma anche di carta e grandi scavatori di buchi.
Non è raro infatti che la documentazione dell’Ottocento, particolarmente ricca di fibre, sembri stata esposta ad una pistola a pallini, tanto appare crivellata e bucata, o che ci siano dei tunnel all’interno dei registri, questo è il tipico effetto vandalico del passaggio di tali insetti.
Un inizio di tunnel è visibile in foto, un danno che caratterizza uno dei diari di casa, quello di Portorè, ma che si trova abbastanza frequentemente, in questo caso il danno ha interessato anche diverse pagine successive a quella del frontespizio. Tra una pagina e l’altra si può sempre trovare un ragno schiacciato o insetti ormai mummificati.
Tutto questo ovviamente non arriva agli occhi e alle mani dei ricercatori, poiché il lavoro dell’archivista funziona come un filtro: durante il riordino e la descrizione documentaria è compito dell’archivista eliminare eventuali “residui organici” e valutare la possibilità di un intervento di restauro per la documentazione più danneggiata. Nella maggior parte dei casi, buchi e morsicature non compromettono la fruibilità della fonte.
In antichità una delle strategie migliori adottate per la disinfestazione degli archivi era il cosiddetto gatto d’archivio, il fedele felino poteva tenere alla larga ratti e far fuori qualche insetto, oggi gli standard di pulizia, igienizzazione e controllo hanno mandato in pensione il gatto d’archivio, destinandolo a più comode dimore.
Le gioie dell’archivista fortunatamente sono di gran lunga superiori a questi aspetti più entomologici! Oggi l’animale più pericoloso per la documentazione archivistica è l’uomo, che può – volontariamente o meno – causare danni ben più gravi di quelli procurati dal resto della fauna fin quin analizzata.
Maria Macchi