Capodanno a Conegliano
Ci avviciniamo alla fine dell’anno, la rubrica di oggi è dedicata proprio al 31 dicembre, per farlo apriamo il faldone di Conegliano e riviviamo i festeggiamenti organizzati dai gesuiti, alla fine degli anni Cinquanta.
Nel 1956 la Provincia Veneto – Milanese della Compagnia di Gesù acquistò dal Seminario di Vittorio Veneto gli immobili dell’ex Collegio Toniolo per utilizzarli come scuola apostolica ma soprattutto per ospitare i ragazzi, fornendo anche il servizio mensa.
Lo apprendiamo dalla fitta corrispondenza di p. Bertuletti, impegnato nella ricerca di finanziatori per la casa dello studente, non potendo chiedere che un contributo irrisorio ai propri ragazzi, erano qui ospitati dai 50 ai 100 ragazzi al giorno, ogni giorno, ai quali veniva servito “pranzo: pasta asciutta o in brodo, pietanza con contorno e pane”.
La scuola apostolica era destinata all’istruzione dei ragazzi con una precoce vocazione, con la finalità di poterla alimentare e di formarli per il noviziato. La maggior parte di questi ragazzi proveniva dalle campagne e le famiglie speravano in una buona istruzione.
I gesuiti avevano deciso di accogliere a mensa questi ragazzi nel tempo che intercorreva tra le lezioni mattutine e quelle pomeridiane, per evitare che mangiassero in strada e perché avessero un posto dove mangiare e studiare.
Dalla corrispondenza si evince che i padri fossero consapevoli che la maggior parte delle iscrizioni non fosse accompagnata da una vocazione, tuttavia prevaleva la finalità pedagogica e ignaziana per la formazione della persona, prima ancora che la raccolta di vocazioni. In tal senso è esemplare il lavoro che p. Bertuletti profuse per i ragazzi.
L’operato di p. Bertuletti, impegnato nella richiesta di finanziamenti, porterà infatti diversi frutti: dalle donazioni di privati, a quelle della Pontificia Opera di Assistenza che inviò decine di kg di pasta, farina, latte e formaggio, dal finanziamento dell’Associazione Nazionale Combattenti, poiché tra i ragazzi iscritti al servizio mensa vi erano anche i figli di coloro che avevano combattuto nella seconda guerra mondiale, all’aiuto da parte della “Cooperative for american remittances to everywhere” attiva dal secondo dopoguerra.
Il gesuita aveva molto a cuore la “formazione umana del ragazzo”, decidendo di assumere anche un maestro diplomato che potesse assistere i ragazzi nel dopo scuola e garantire anche lezioni supplementari.
La lungimiranza di questo gesuita andò oltre: decidendo di organizzare per i ragazzi la serata del Capodanno 1956, l’anno successivo furono i ragazzi stessi a chiedere ai gesuiti di ripetere l’esperienza.
Da una lettera di p. Bertuletti ai genitori:
Signori Genitori, essendo rimasti soddisfatti del modo con il quale hanno trascorso la notte di S. Silvestro ’56 – ’57 presso di noi, i ragazzi ci chiedono di organizzare il trattenimento anche quest’anno. Devo però introdurre una novità nel programma: la cena.
La causa è questa: desideriamo che si inizi il nuovo anno con la possibilità di fa una bella S. Comunione. Ora si esigono tre ore di digiuno da cibi solidi o da bevande alcoliche. Per poter quindi celebrare la S. Messa alle ore 0.30 si farà la cena alle ore 20.00 conchiudendola con una bicchierata. Verso le 23.30 verrà servito tè o caffè.
Alle 24 canteremo il Te Deum davanti al Santissimo, farà seguito la S. Messa. […] Alle 22.00 sarà concesso anche ai familiari degli iscritti di partecipare al piccolo trattenimento fatto di canti, giochi e scherzi. Al termine della funzione i ragazzi che non avessero presenti familiari propri o dei vicini, verranno accompagnati fino a casa.
In foto la “locandina” del Capodanno precedente, con alcuni giochi tratti dai programmi più noti dell’epoca come “Lascia e raddoppia” o “Telematch”.
Nella corrispondenza sono presenti anche elenchi di beni e oggetti acquistati nell’anno di apertura della casa dello studente e negli anni successivi: pasta, cioccolati, Galbani, pane, verdura e frutta, ma anche nafta Zoppas, coperte, Singer, affettatrice, pentolame, pelapatate e anche di beni ritenuti necessari per i ragazzi “harmonium, pianoforte, enciclopedia, giradischi, amplificatore, magnetofono, frigorifero”.
L’esperienza della casa dello studente si concluse nel 1960, l’immobile fu ceduto alla diocesi.
Speriamo che i ragazzi dell’epoca possano aver fatto un viaggio indietro, al 31 dicembre di fine anni Cinquanta.
Maria Macchi