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Il tema di un futuro gesuita

Per molti padri e fratelli la vocazione è arrivata in tenera età. A volte sopravvivono lettere dell’aspirante novizio che chiede di entrare in Compagnia raccontando della propria vocazione.

Oggi leggiamo le parole di un futuro gesuita, non provengono dalla canonica lettera scritta al Provinciale per chiedere di entrare in noviziato, ma sono state scritte sui banchi di scuola a soli dodici anni.

È il 9 settembre 1926, ad un bambino di Grotte di Castro viene assegnato il seguente tema: “Scrivete ad un vostro amico una lettera dicendogli che volete farvi gesuita e dopo avergli raccontato la vita di S. Luigi esortatelo a imitarne le virtù”.

Carissimo amico,

ti scrivo questa letterina per farti sapere che io mi voglio fare gesuita e cioè della Compagnia di Gesù. Io mi voglio fare gesuita non soltanto perché della Compagnia di Gesù, ove si prega e si dicono tante belle orazioni, ma perché si rassomiglia a S. Luigi. Parlandoti di S. Luigi, io ti voglio narrare la sua vita. S. Luigi fin da piccolo è stato sempre buono e ubbidiente, esso nella sua infanzia aveva commesso un piccolo peccato, quello di prendere un pacchettino di polvere ai soldati. Quando andava a confessarsi, nella chiesa di Firenze, quel piccolo peccato, svenne e cadde in terra. Esso, fatto un pochettino più grande rinunziò al marchesato in favore del fratello Rodolfo per andare nei gesuiti cioè la Compagnia di Gesù. Lo chiamavano L’angelo della purità. Esso nel suo noviziato e nel suo studentato, si mostrò molto bene nelle orazioni e nella purezza dell’anima. Esso dopo questo andò all’ospedale della Consolazione, ove si prese molta cura degli appestati che stavano in quel luogo. La malattia di questi appestati si propagò in lui e con questa malattia morì. Ma S. Maria Maddalena dei Pazzi diceva “Oh quanta gloria ha in cielo Luigi, figliolo d’Ignazio! Dunque tu, caro amico, cerca d’imitare S. Luigi nelle sue opere e nelle sue virtù, acciocché tu possa diventare come lui caritatevole, buono e gentile con tutti. Tanti saluti dal tuo affezionatissimo amico. 

Perché il tema è sopravvissuto e come fa a trovarsi nel nostro archivio?

L’elaborato è stato spedito al socio della Provincia Romana con una nota a piè di pagina: “Questo giovinetto ha fatto la quinta elementare. È gentile, buono ed ha fatto buona impressione a Monsignor Vescovo Tori di Montefiascone. È raccomandato molto dal Signor Orzi presso cui mi trovo. Lo vorrebbero sia i Cappuccini sia gli Agostiniani ma il giovinetto e la zia di Roma preferiscono la Compagnia di Gesù […]”.

Chi scrive aveva dunque compreso la vocazione del bambino e voleva metterlo in contatto con la Compagnia per l’iscrizione alla scuola apostolica e poi il passaggio in noviziato a quindici o sedici anni. Una lungimiranza andata a buon fine: quel bambino sarebbe diventato un gesuita molto apprezzato per il suo apostolato in diversi ministeri.

Il tema è conservato nel fascicolo personale di p. Francesco Brinchi.

Maria Macchi